DiFra: “Così no!”

Corriere dello Sport (R.Maida) – È fortemente simbolico che sia stato un folletto di 163 centimetri, Insigne, a rimpicciolire la Roma, scivolata improvvisamente lontano da un pensiero di scudetto. Ma la differenza del Napoli non è tutta nell’episodio decisivo, persino ca- suale, che ha determinato il risultato. La diffrenza è in un’autorevolezza e in una qualità che nemmeno le alchimie tattiche di Eusebio Di Francesco sono riuscite a contrastare. Il primo tiro in porta della Roma è arrivato a secondo tempo inoltrato, il col- po di testa di Fazio deviato sul palo da Reina, dopo una lunga sofferenza nel palleggio. E dopo una serata così, non deve sorprendere che per la prima volta dopo 27 partite di Serie A (34 considerando solo gli impegni all’Olimpico) non sia arrivato neppure un gol. Certo poi ci sono i legni, che sono già 9 in 7 partite, a dare l’idea di un pizzico di sfortuna. Ma se due scontri diretti su due in casa (il primo contro l’Inter) sono stati persi con rimpianti più o meno giustificati i motivi ci sono. «Nel primo tempo siamo stati troppo rispettosi del Napoli – spiega Di Francesco -. Tanti mi chiedevano di giocare con un calciatore più vicino alla punta. E così sono partito così, con Nainggolan dietro a Dzeko. Invece non ha funzionato. Nella ripresa è andato tutto meglio con il 4-3-3: evidentemente le mie idee devono essere rivalutate… Di solito il Napoli distrugge gli avversari, invece noi non abbiamo mollato mai».

INFERIORITA’ – Di France- sco spiega così la distanza dal Napoli: «Loro sono un collettivo rodato, hanno qualcosa in più di noi. Hanno preparato la stagione dal primo giorno di ritiro con tutti i calciatori, senza fare mercato a settembre. Inoltre noi siamo arrivati a questa partita senza grandi alternative in panchina per provare a cambiare la partita. Troppe assenze. Non lo dico per creare alibi ma è così». Nella ripresa qualche segnale si è visto: «Ho chiesto ai giocatori di osare le giocate, di aggredire di più. E siamo riusciti a creare calcio sfiorando il pareggio nel finale. Peccato, c’è stata anche sfortuna. Ma non è un problema di personalità. E’ un problema di meccanismi che non abbiamo avuto ancora il tempo di perfezionare».

CATENA – A complicare la gestione del momento è venuto pure l’infortunio (coscia sinistra) del pilastro difensivo, Kostas Manolas: «Kostas ha sentito una fitta forte all’adduttore. E’ quasi impossibile vederlo mercoledì in campo contro il Chelsea. Speriamo che non sia niente di grave però temo sia un brutto stiramento». E’ il dodicesimo infortunio muscolare per la Roma in questo inizio di stagione. Di Francesco parla chiaro: «I giocatori si fanno male non solo da noi ma anche in Nazionale (riferimento a El Shaarawy, ndr). Questo infortunio è casuale, lo ha provocato un movimento anomalo. In più, torno al discorso di prima: è un aiuto potersi allenare bene in estate. Noi abbiamo preso Schick all’ultimo momento e Karsdorp quando era già infortunato». Non è una novità: a Di Francesco non piacciono le tournée.

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