Difesa a oltranza

Corriere della Sera (A.Bocci) – Siamo alla resa dei conti dopo un weekend pieno di tensioni, polemiche, voltafaccia. Meglio di una spy story se in ballo non ci fosse il futuro del calcio italiano. Carlo Tavecchio è con le spalle al muro, chiuso all’angolo, ma non si arrende. Il sogno, ripartire con un programma condiviso, è fallito miseramente. Non si parla più di larghe intese dal momento che Gabriele Gravina, presidente della Lega Pro, ha scelto un’altra via, decidendo di rimanere all’opposizione, così come faranno i calciatori. E anche Ulivieri, fedele a Tavecchio come gli arbitri, ha molti problemi a convincere gli allenatori, specialmente quelli di serie A, che la strada intrapresa è quella giusta. Tavecchio traballa però resiste. Un altro playoff dopo quello con la Svezia. Ieri molti dei suoi fedelissimi hanno tentato di spingerlo verso le dimissioni. Ma lui, lombardo testardo e tenace, non molla un centimetro: si muove, telefona, cerca nuove alleanze. Ha persino ricontattato Lotito, che nei giochi di palazzo ci sguazza, nel tentativo di trovare una soluzione. E ha un piano per resistere nel drammatico Consiglio federale di oggi, convocato alle 12 in via Allegri, che potrebbe sfiduciarlo. Il presidente svelerà il suo progetto per riformare il sistema, dal semi professionismo in serie C, alla creazione delle seconde squadre, dal potenziamento dei centri federali, agli incentivi in denaro ai club che puntano sui giocatori eleggibili per le Nazionali. Ma chiederà alle Componenti di non prendere una decisione sino al momento in cui anche la serie A e B, oggi commissariate, saranno pronte a votare. I cadetti avranno una guida già giovedì e dovrebbe essere Balata, un uomo di Tavecchio. La A, come sempre combattuta e tormentata, potrebbe tornare padrona di se stessa entro i primi dieci giorni di dicembre. Tavecchio le considera alleate preziose, anche se tanti presidenti importanti, da Cairo a De Laurentiis, non sono dalla sua parte.

È una partita ancora da giocare sino in fondo. Tutto è nelle mani di Cosimo Sibilia, il capo della Lega dilettanti, l’ago della bilancia. L’aspirante senatore di Forza Italia è stato il primo elettore di Tavecchio, ma ora è fortemente in imbarazzo. Mercoledì all’uscita della riunione in Via Allegri era stato chiaro: «Giudicherò il programma». Per andare avanti pretende un governo di unità nazionale. Invece i 4 rappresentanti dell’Assocalciatori, a cominciare da Tommasi, questa mattina dovrebbero dimettersi. E quelli della Lega Pro manifesteranno sfiducia al vecchio corso. Giancarlo Abete, vecchio presidente Figc sino al Mondiale in Brasile, non darà le dimissioni perché non vuole fare decadere il Consiglio, ma suggerirà a Tavecchio di farsi da parte. Il quadro è mutevole. E la giornata di oggi si annuncia lunghissima e estenuante. Alle 9 Sibilia ha convocato il Consiglio direttivo dei Dilettanti. Una riunione che rischia di contare più del vertice in via Allegri. Se una parte della vecchia roccaforte di Tavecchio si smarcherà, andare avanti per l’uomo di Ponte Lambro diventerà impossibile. Giovanni Malagò aspetta e intanto ieri sera in tv da Fabio Fazio ha annunciato le sue sensazioni provando a forzare: «Credo che Tavecchio si presenterà dimissionario in un Consiglio che in ogni caso mi pare zoppo visto che mancano sia la serie A che la B». Pronta è arrivata la replica federale: «Non si presenta dimissionario». La tensione con il Coni cresce. Oggi è il giorno della verità. O forse no. Dipende dai punti di vista. Tavecchio spera di resistere in un quadro sempre più complicato e complesso. Appeso a un filo, ma sempre in campo. Sullo sfondo l’ombra del Commissario che potrebbe essere uno e uno solo: Malagò.

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