La Gazzetta dello Sport – La formula di Borini “Il mio segreto è l’ambizione”

Un giorno un tassista mi ha riconosciuto e mi ha detto: “Quando sei arrivato alla Roma pensavo che tecnicamente non fossi bravo, invece mi sono ricreduto”. Il fatto è che quando corri tanto arrivi stanco in certe situazioni. Per questo bisogna sempre lavorare tanto”. A pensarci bene, in fondo la filosofia di Fabio Borini è tutta qui.

Capocannoniere – Dall’alto dei suoi 10 gol stagionali, l’attaccante è lui l’uomo del momento. “È una cosa che fa piacere — dice a Roma Channel —. Non pensavo di avere un adattamento così veloce. In genere arrivare in una realtà nuova è difficoltoso, ma qui sono stato accolto bene sia dai compagni che dalla società. Il mio segreto è comunque l’ambizione, voglio sempre raggiungere qualcosa in più di quello che ho fatto. Tutti i giorni mi prefiggo un obiettivo diverso. Certo, se faccio gol è perché c’è una costruzione dietro, io ho solo il compito di finalizzare”.

Il passato – Arrivare in alto però non è stato facile. “A 16 anni i miei genitori mi hanno lasciato libero di andare a Londra, al Chelsea, e io ho impiegato venti secondi per decidere. È stata un’esperienza che mi ha fatto crescere. Quando ho debuttato col Tottenham avevo i crampi dall’emozione. Ancelotti mi stimava perché vedeva in me delle caratteristiche di Inzaghi e poi perché mi vedeva voglioso e senza paura. Poi c’è stato il momento difficile quando mi hanno messo fuori rosa per via del contratto, così nello Swansea ho fatto esplodere tutto quello che avevo dentro. Le punizioni? Mi sono allenato con Drogba, ma è un gesto tecnico non facile, e poi allaRomaci sono tiratori migliori: Totti e Pjanic. Io simile a Kuyt, Delvecchio e Inzaghi? Prenderei qualcosa da tutti e tre”.

All’Europeo – Il dna sportivo arriva anche dai genitori. “Mia madre è appena tornata dalla 100 kmdel Sahara”. Felice per la popolarità del figlio. “Mi impressiona, non ci sono ancora abituato. Il segno del coltello tra i denti però ai tifosi piace. Anche i figli di Heinze lo fanno e il papà li ha puniti… Senza l’infortunio sarei già a 15 gol? Ce la posso ancora fare. Peccato per il nostro campionato altalenante, è difficile fare progetti, ma Luis Enrique è bravissimo e sa quello che vogliono i calciatori. Quello della nuova proprietà, poi, è un progetto valido. Quando andai al Chelsea c’era la stessa idea di cambiamento e i risultati si sono visti». Titoli di coda sulla Nazionale. «È stato strano essere in azzurro a fianco di grandi campioni come Buffon. Ero il più piccolo, ma mi sono trovato bene. La Nazionale è in cima ai miei pensieri e andare all’Europeo sarebbe il massimo ». Per Borini significherebbe una rivoluzione in nove mesi. «Si sono modificate le mie statistiche, mai numeri non cambiano le persone”. In un mondo ideale, avrebbe ragione lui.

La Gazzetta dello Sport – Massimo Cecchini

 

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