Paese Sera – DiBenedetto: “Che ammirino Roma”

Ha conquistato la platea con un semplice “bonasera”, un mix tra un italiano stentato e un accenno di romanità.  Tra gli applausi dei presenti, Thomas DiBenedetto, ospite della fondazione Roma Europea che si occupa della valorizzazione delle risorse della città, ha nuovamente spiegato un concetto chiave della su presidenza: si lavora per una Roma senza confini, globalizzata. Un marchio esportabile in tutto il mondo.  «Vogliamo che la Roma sia riconoscibile ovunque. Stiamo lavorando per questo, per un calcio che superi i confini italiani e sia identificabile dappertutto. Una cultura accattivante in stadi sicuri per le famiglie, come in Inghilterra. Vogliamo creare una cultura romanista nel mondo, anche attraverso i turisti e i diplomatici che passano per l’Italia, in modo che tutti i tifosi possano sentirsi orgogliosi della Roma. In questo progetto siamo avvantaggiati dal nostro pubblico che è molto passionale e può trascinare gli altri amanti del calcio» .
Perché Roma – Non è stato difficile per DiBenedetto spiegare per l’ennesima volta la scelta di acquistare la Roma. Ieri non ha ribadito la storia della sua famiglia e del suo passato al “Trinity college”, ma ha indicato i soffitti e i muri antichi, per poi esclamare ammirato: «In questa città ogni cosa è magnifica. Ogni palazzo, ogni scultura, ogni monumento ha la sua storia. E poi qui si mangia un cibo magnifico, conosciuto in tutto il mondo. L’idea mia e del gruppo che rappresento è sfruttare questa bellezza che si percepisce anche nelle persone: gli italiani sono un popolo ospitale, amichevole, caldo» . Si lavorerà duramente sul merchandising, finora sottosviluppato: «E’ una risorsa di sviluppo fondamentale. In futuro useremo i social network per vendere il materiale della Roma, valorizzare il nostro brand. In ogni parte del mondo, 24 ore al giorno» . Una Roma senza confini,  che vuole fidelizzare i nuovi tifosi, partendo dai più giovani: «A Boston stiamo creando un rapporto con società che potenzialmente possono offrire 8.000 giovani calciatori. Faremo delle scuole calcio negli Stati Uniti, consentendo a ragazzi e ragazze di indossare le nostre maglie. Anche partendo da loro, miriamo a diffondere l’amore per la Roma a parenti, amici, colleghi, favorendo un network di relazioni sempre più ampio».
Con De Rossi – Si può parlare di ore di espansione, di network mondiali, di una Roma fuori dai confini del G.r.a. Ma quello che veramente può aiutare  a far viaggiare il nome, il marchio, è sempre e soltanto la vittoria. Vincere, per diventare grandi, sotto ogni punto di vista. «Pochi giorni fa parlavo a mio figlio che gioca a baseball (a Reggio Emilia, ndr) e gli ho chiesto: “Cosa vuoi fare in questo sport?“. Lui mi ha risposto che in futuro vuole allenare negli Stati Uniti una squadra che gli consenta di vincere. Non gli interessa lavorare per costruire talenti senza competizione» . Un modo di ragionare che gli ricorda le idee del tecnico giallorosso: «Luis Enrique vuole vincere più di chiunque altro, credetemi. Noi siamo molto soddisfatti di lui ma lui non è mai soddisfatto di se stesso, finché non ottiene i risultati che vuole. Perciò il nostro modello ci deve portare a vincere. E’ quello che stiamo cercando di fare nella Roma». Non c’è stato modo, per i cronisti presenti, di fare domande al numero uno giallorosso. Ma grazie ad un imprenditore invitato alla conferenza, si è saputo qualcosa sul rinnovo di De Rossi: «Ho molta fiducia in Franco Baldini. Sono molto ottimista. Credo che Franco troverà l’accordo con il manager del calciatore. Ma non posso dire niente di più perché la trattativa è in corso». Non si lavora solo per mantenere un profilo tecnico elevato, ma anche per migliorare gli introiti della squadra. Iniziando dalla costruzione dello stadio: «Ho incontrato diverse volte il sindaco e anche alcuni imprenditori, stiamo analizzando i numeri economici e abbiamo visionato dei luoghi dove potremmo costruire. Speriamo di avere presto la possibilità di cominciare i lavori».
Paese Sera – Lorenzo Serafini

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