Di Natale: “Roma-Udinese? Daremo il massimo per far risultato. Spalletti mi voleva per fare coppia con Totti”

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Corriere dello Sport (G.D’Ubaldo) – Totò Di Natale è un grande campione, che se avesse accettato di lasciare il Friuli avrebbe potuto vincere e guadagnare di più. Ma ha sempre preferito dire no, ha fatto come Gigi Riva e Francesco Totti, ha saputo e potuto scegliere come solo i grandi riescono a fare. A 37 anni riesce ancora a togliersi grandi soddisfazioni, ha raggiunto Baggio e insegue altri traguardi. Non scioglie le riserve sul suo futuro, ma Pozzo è sicuro di convincerlo a continuare. Domani affronta un altro grande campione, Totti. In questa intervista racconta le sue emozioni.

La stagione sta per concludersi ma lei sembra orientato ad andare avanti. Con quali prospettive?
«A dire il vero io non ho ancora deciso cosa fare. Adesso penso a chiudere bene il campionato, poi mi prenderò un periodo di riposo e rifletterò sul futuro».

Pozzo dice che lei è la storia dell’Udinese, più di Zico, e si aspetta ancora tanto…
«Con il presidente ho un rapporto che va oltre la sfera professionale. Sono qui da undici anni e la stima reciproca è sempre rimasta intatta. La famiglia Pozzo mi ha dato tanto e sono contento di aver contribuito alla crescita della squadra e sono orgoglioso di essere considerato tra i calciatori più importanti della storia dell’Udinese».

Dopo Baggio, il prossimo obiettivo è raggiungere Altafini e Meazza?
«Prima di tutto voglio ringraziare Roberto Baggio perché dopo il gol con cui l’ho raggiunto mi ha mandato messaggi di congratulazioni. Baggio è stato tra i miei idoli e averlo superato mi riempie d’orgoglio. Per il resto, certamente mi farebbe piacere avvicinare due altri grandi del calcio come Altafini e Meazza, ma dopo la fine di questo campionato dovrò prima riposarmi e solo quando avrò deciso il mio futuro inizierò a concentrarmi sui prossimi traguardi ».

Domenica affronta Totti. Perchè voi, insieme a Toni, siete ancora i più forti? I giovani non hanno le stesse motivazioni?
«Ho già detto altre volte che se io, Toni e Totti continuiamo a fare bene e segnare c’è qualcosa che non va (ride… n.d.r.). Battute a parte, posso solo dire che l’età conta fino ad un certo punto: l’importante è lavorare sempre con entusiasmo e non trascurare nessun dettaglio. Con i metodi di allenamento moderni anche giocatori come noi, un po’ avanti con gli anni, possono continuare a fare la differenza. Ai giovani del calcio di oggi manca forse un po’ di quella gavetta che abbiamo fatto noi, iniziando a giocare in un periodo dove non era tutto organizzato come adesso. Io ho fatto sacrifici per diventare professionista, oggi i giovani ne fanno meno, ma non è certo colpa loro. Il sistema è migliorato ed è un vantaggio per tutti. E’ anche vero, però, che se un giovane è bravo alla fine trova lo spazio che merita».

A Roma si discute molto della gestione di Totti. Alla vostra età come deve essere utilizzato un grande campione?
«Penso che il compito di come e quando utilizzare un calciatore spetti all’allenatore. Io se sto bene vorrei giocare sempre, ma so anche che con l’intensità e la fisicità del calcio moderno ogni tanto rifiatare fa bene. E’ importante, e l’Udinese lo fa, considerare che un giocatore di trentasette anni non è come uno di venti. Si deve trovare il giusto equilibrio e noi lo facciamo con allenamenti personalizzati, misurati sullo stato di forma. Io posso solo ringraziare l’Udinese per lo staff che mi mette a disposizione».

Per campioni come voi all’inizio è stato difficile accettare la panchina?
«Come ho detto prima, le scelte dell’allenatore vanno rispettate. E’ chiaro che non fa mai piacere non giocare e guai se non fosse così: significherebbe non sentire più l’adrenalina scorrere nelle vene. Fino a quando ci si arrabbia perché non si gioca o perché si viene sostituiti, vuol dire che si ragiona ancora da calciatori».

All’andata al Friuli la Roma vinse una partita che fece discutere. Volete prendervi la rivincita?
«L’andata ormai appartiene al passato, noi pensiamo alla gara di domani. E’ inutile ripensare a quel risultato. Sappiamo che la Roma è molto motivata perché vuol difendere il primato cittadino e il secondo posto. Noi però con le grandi abbiamo sempre dimostrato di potercela giocare. Daremo il massimo per far risultato, questo è sicuro».

Cosa ha da chiedere l’Udinese a questo finale di campionato?
«L’Udinese deve chiudere bene il campionato per ripagare l’affetto e i sacrifici che fanno i tifosi per seguirci e la società che lavora tanto per metterci nelle migliori condizioni possibili. Siamo consapevoli di non aver disputato una stagione brillante, ma siamo ancora in tempo per prenderci qualche soddisfazione e regalare ai tifosi un sorriso».

Pozzo è convinto che lei giocherà nel nuovo stadio. E’ un motivo di orgoglio?
«Questa domanda è un trabocchetto… (ride… n.d.r). Come ho già detto, in questo momento non so cosa farò il prossimo anno. Intanto lo stadio è quasi pronto quindi posso già dire che nel Nuovo Stadio ho giocato… ».

La Juve in finale di Champions. Un’impresa episodica o il segnale che il calcio italiano si sta rilanciando?
«La Juventus ha fatto un’impresa eccezionale. Sono contento perché finalmente il calcio italiano ha dimostrato di essere nuovamente competitivo. In entrambe le partite, la Juve ha dato dimostrazione di grande personalità. In finale sarà dura ma in una partita secca può succedere di tutto, la Juve può giocarsela anche con il Barcellona».

Lei e Totti avete sfiorato l’opportunità di giocare insieme, Spalletti la voleva alla Roma. Avreste formato un tandem esplosivo?
«Totti è un calciatore e una persona eccezionale e con Spalletti ho ancora oggi un grande rapporto. Non ho mai pensato a come sarebbe stata una coppia d’attacco con lui, il mister avrebbe sicuramente trovato il modo per farci rendere al massimo».

I tanti giovani dell’Udinese seguono i suoi consigli? Hanno rispetto nei suoi confronti?
«Ai giovani dell’Udinese cerco di dare consigli ma non sono il solo. Anche gli altri esperti del gruppo come Pinzi, Domizzi, Danilo e Pasquale sono sempre pronti a farlo. Ma il modo migliore di meritarsi il rispetto è cercare di essere da esempio attraverso i comportamenti quotidiani dentro e fuori dal campo. Poi i nostri giovani non hanno bisogno d’altro perché al resto pensa la società. L’Udinese è un ambiente che unisce l’atmosfera di tipo familiare ad una altissima professionalità. Qui c’è davvero tutto per crescere tranquilli».

Su quale giovane della sua squadra scommetterebbe per il futuro?
“Scuffet ha già fatto vedere di avere doti importanti l’anno scorso, quest’anno ha lavorato molto per migliorarsi e credo che abbia davanti un grande futuro. Restando ai portieri, anche Meret ha qualità importanti. Li osservo quando mi alleno al tiro e sono molto bravi, merito del loro talento e dei preparatori che li hanno cresciuti e li seguono quotidianamente”.

Le è mancato non aver avuto un grande palcoscenico internazionale?
«La mia carriera è frutto delle decisioni che ho preso io. Ho avuto l’occasione di cambiare squadra ma ho deciso di restare a Udine. Non ho alcun rimpianto. Vincere quattro volte consecutive la classifica dei cannonieri e segnare 207 gol di cui la maggior parte con l’Udinese equivalgono a vincere uno scudetto. Non è una frase fatta, la penso proprio così. L’unico rammarico è di non aver partecipato ai Mondiali 2006 con la Nazionale che poi vinse».

A lei non è mai piaciuto stare sotto i riflettori. Se avesse avuto un altro impatto mediatico la sua carriera sarebbe stata diversa?
«Ho sempre e solo pensato a giocare. I riflettori dei media non aiutano a fare gol… A quello devi pensarci da solo. Ma, ribadisco, che sono molto soddisfatto così».

In passato lei ha detto no a un grande club come la Juve, scegliendo di restare in Friuli. Ci racconta come è andata?
«E’ molto semplice perché tutto è durato un minuto, il tempo di parlare con la mia famiglia e decidere di restare qui. Volevo continuare in questa squadra e in questa città dove sto bene».

Come finirà domenica all’Olimpico?
«Finirà sicuramente con un abbraccio tra me e Francesco…»

Come finirà il duello per il secondo posto tra Roma e Lazio?
«Preferisco non mettermi in mezzo…».

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