E la torta a… Angelo Di Livio: “Zidane il compagno più forte, sono stato vicino alla Roma. Su Moreno…”

Angelo Di Livio

Grinta, corsa e tanto sudore per Angelo Di Livio che oggi compie 49 anni. Una carriera brillante fatta di tanti sacrifici che poi hanno fruttato e ci hanno regalato un giocatore battagliero che non mollava mai.

gianlucadimarzio.com (F.Guerrieri) – Era il 1983 quando con la Roma Primavera arrivano i primi trofei: “Quell’anno abbiamo vinto Scudetto e Viareggio, una delle prime soddisfazioni della mia carriera. Era una squadra forte, con un centrocampo di grandissima qualità: Giannini, Desideri, Di Livio e Di Mauro”. Eh sì, quel Giannini era proprio lui, il Principe: “Un giocatore diverso rispetto agli altri, già si vedeva che sarebbe diventato un grande giocatore”.

Da Roma a Padova (passando per Reggiana, Nocerina e Perugia), da un campione all’altro. Qui Di Livio conosce un giovanissimo Alex Del Piero: “Solo dal tocco di palla si capiva che avrebbe fatto strada, quando giocava lui diventava tutto più bello. Avevamo un rapporto straordinario, che è cresciuto ancora di più ai tempi della Juventus”. E’ il 1993, e il club bianconero pesca dai biancoscudati per puntare in alto: “Arrivare alla Juve è sempre il sogno di tutti. Erano otto anni che non vincevano uno Scudetto, c’era una ricostruzione in corso e tanta voglia di fare bene. Per me sono state sei stagioni straordinarie, dove abbiamo vinto di tutto”.

Una Champions League, un’Intercontinentale, tre Scudetti e una Coppa Italia. Di Livio sempre lì su quella fascia, su e giù come un treno: “Alla Juve la riconferma bisogna conquistarsela, altrimenti ti mandano via. Devi essere consapevole del peso della maglia che indossi, quello che conta sono solo i risultati”. Lui è stato riconfermato, eccome: “Non è stato facile giocare a Torino, c’era grande concorrenza e il mio carattere è stata l’arma in più per conquistarmi il posto”. Una squadra dove Del Piero regalava magie sì, ma Zidane… “E’ stato il giocatore più forte con il quale ho giocato, eleganza e bellezza messe insieme”. Tanti campioni in campo, ma a dirigere l’orchestra c’era Marcello Lippi: “Ha sempre avuto idee straordinarie. Grande carattere, grande forza: per lui è fondamentale il gruppo. Eravamo le persone giuste al momento giusto”.

Come ogni ciclo, anche quello bianconero ha avuto una fine. Tempo di cambiare aria per Di Livio, c’è il Trap che lo vuole a Firenze: “La Fiorentina è stata una grandissima scoperta. Lasciare la Juve non è stato semplice, poi i tifosi mi hanno conosciuto e ho avuto un gran rapporto con loro. Sono molto legato alla maglia viola. Purtroppo non posso dire lo stesso della società: ho dato tantissimo e mi aspettavo qualcosa di più”. Nel 2002 l’incubo del fallimento e la ripartenza dalla C2. Molti sarebbero andati via, lui no. Fascia da capitano al braccio e pronto alla risalita: “Non è stata una decisione difficile. Sentivo che ero amato dalla piazza, per quello non ci ho pensato due volte a scendere in C”. E pensare che le offerte non mancavano: “Sì, era arrivato qualcosa dalla Serie B”.

Unico rimpianto di una carriera piena di successi, non aver mai giocato con la Roma: “Era il mio sogno vestire quella maglia. Mi avevano cercato ai tempi di Capello e Spalletti, ma poi fecero altre scelte”. E in Nazionale? Se la ricorderà a lungo la sua ultima partita, provate a chiedergli cosa pensa dell’arbitro Moreno: “Uno dei personaggi più brutti della mia carriera”. Avventura in azzurro finita come peggio non poteva: “La situazione era palese, è stato un momento bruttissimo”.

Messe alle spalle gioie e delusioni, oggi patentino alla mano Di Livio è pronto per una panchina: “Avevo iniziato nelle giovanili della Roma, poi per prendere l’ultimo patentino ho smesso e non ho più ricominciato. Ho avuto tanti contatti ai tempi della C1 e C2, ma offerte ambiziose non ci sono state. Se capitasse un progetto bello e serio mi piacerebbe molto tornare ad allenare”. Ieri Soldatino, oggi sergente in cerca di un esercito, a 49 anni Angelo Di Livio si rimette in pista.

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