Di Francesco: “Sarà una grande annata. Dobbiamo creare un gruppo. Totti sarà dirigente” – VIDEO

Eusebio Di Francesco è motivato in vista della stagione 2017/2018. In una video intervista rilasciata al quotidiano Il Centro, l’allenatore della Roma ha parlato di quella che sarà il campionato dei giallorossi il prossimo anno:

Dov’eri il giorno della prima promozione del Pescara 40 anni fa?
Non allo stadio perché c’era il pienone, ma solitamente le vedevo, anche in Serie C. Partivo 5 minuti dal ristorante dove lavoravo ma non mancavo. Quell’anno ero piccolo, avevo 8 anni. Era stata una grande soddisfazione.

Uomini simbolo?
Non ne ricordo tanti, ma l’allenatore rimarrà indelebile come simbolo.

Come è cambiata la tua carriera nel corso degli anni? Questo è un sogno che si realizza?
Un motivo di soddisfazione. Non sono un grandissimo sognatore ma è un po’ il percorso che ho fatto da calciatore, partendo dal basso e costruendo con gli anni la carriera. Ora ho quest’opportunità che cercherà di sfruttare, sono sereno e convinto che sarà una grande annata.

Dell’estate del 1986 che ricordi hai?
Sono andato per la prima volta in una società professionistica, il passaggio tra dilettantismo e professionismo è davvero un grande salto. Per me esperienza unica, ho messo davanti le mie qualità anche personali che provengono dalla mia famiglia.

Tuo figlio uomo mercato?
Ha fatto bene, è cresciuto ma deve ancora maturare. Lo dico da allenatore, ha dimostrato di aver qualità ma deve ancora mostrare la continuità, nel calcio è facile arrivare ma difficile rimanere.

La famiglia?
La base delle mie fortune e del mio modo di essere. La più grande soddisfazione l’ho avuta a Pescara quando mio padre pianse alla promozione dalla C alla B.

Cosa ti hanno detto ora in famiglia? Hai tanti tifosi in casa tra cui tuo figlio…
Lui mi dice di non dirlo, ma è cresciuto dentro Trigoria con Totti che lo appendeva (mima il gesto, ndr). Lui dice che De Rossi è il suo idolo, ha il senso di appartenenza alla Roma che è fondamentale avere in una grande città.

In famiglia se l’anno prossimo la Roma non vince lo scudetto sanno con chi prendersela…
Sarà ancora peggio! Ho una pressione in più, Roma ne ha già tantissima.

Il tuo staff?
Pierini è un grande professionista, quest’anno non verrà con me Gianmartino anche se è un grande professionista, perché la Roma ha all’interno un centro americano e non volevo rompere gli equilibri ma in futuro sarà ancora con me. Poi c’è Romano, è giovane e mi è piaciuto. Lui si predispone per allenare e migliorare i più giovani, ma si può sempre migliorare.

Ti vedi un giorno ad allenare tuo figlio?
No, all’interno di un gruppo sarebbe problematica la gestione. Poi dipende sempre chi hai davanti, se meritasse giocherebbe. Lui è giusto che faccia la sua squadra.

La scuola abruzzese degli allenatori?
Ognuno cerca di rubare qualcosa all’altro, ma i tecnici di ora sono ex giocatori che sapevano usare la testa.

Ora la Champions League…
Ho fatto un percorso europeo col Sassuolo unico, mi auguro di ripetere lo stesso a Roma perché conquistarsi le cose sul campo è una grande soddisfazione.

Il calcio migliore?
Lo spagnolo in primis, mette la parte tecnica e tattica davanti a tutti. Poi ci vuole anche la fisicità ma loro riescono ad unire tutto con allenamenti di alta qualità. Hanno insegnato tanto in giro per il mondo. Sono tutti aspetti di crescita culturale, si devono adeguare i tempi.

Sulla finale di Champions?
Credo che il Real abbia maggiore abitudine in certe partite, ha dimostrato di avere qualcosina in più rispetto la Juve.

Che manca alla Roma per il salto importante?
Posso rispondere solo sul lavoro, metto da parte mia quello che è il mio modo di vedere il calcio e quelli che sono i pregi e difetti di una piazza che si esalta e abbatte con facilità. Noi dobbiamo essere bravi a creare un gruppo, che riguarda anche la società e l’ambiente, compatto. Dipende poi tanto dai risultati ma la forza sta anche nella capacità di non abbattersi. Ho avuto la fortuna di vincere uno scudetto a Roma e ho vissuto un grande gruppo. Bisogna ricreare questo per ambire a qualcosa di importante.

Totti?
L’avremo quasi sicuramente come dirigente, al di là del ruolo che sceglierà. Sarei contento di averlo vicino perché sarebbe un valore aggiunto, per la sua capacità di conoscere l’ambiente, e poi col suo spessore di uomo. L’allenatore lo faccio io, ma avere vicino persone che conoscono bene l’ambiente sarebbe una chiave vincente. Con lui mi sono sentito sempre, non ho avuto la fortuna di allenarlo.

Sulla gestione di Totti dell’ultimo anno?
Per giudicare bisogna viverle le cose.

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