Di Francesco: «Ho visto paura nei miei uomini»

Corriere dello Sport (R.Maida) Di Francesco infila il giubbotto, come se sentisse il freddo provocato dai fischi dell’Olimpico, mentre l’Atalanta festeggia un inizio di 2018 da fiaba. Alla Roma sembra di rivivere invece un incubo vecchio di due anni, con Gasperini padrone all’Olimpico e Garcia sull’uscio di Trigoria. E’ un momento orribile e inconcepibile, certificato dal sorpasso della Lazio in classifica e dunque da una provvisoria cacciata dal salotto virtuale della Champions League, che non può essere spiegato solo con il caso Nainggolan, pure potente come detonatore per una squadra tradizionalmente permeabile agli umori. Di Francesco infatti va oltre, molto oltre: «Da un mese non siamo più quelli di prima. Avevamo fatto cose eccezionali ma abbiamo perso qualcosa. E’ un periodo in cui non riusciamo a fare gol, nonostante la mole di gioco che produciamo. Non abbiamo letto bene un cross. E poi difettiamo nella personalità: ho visto timore nel fare un passaggio superiore ai dieci metri, questo non può succedere a chi gioca nella Roma. Se indossi questa maglia devi saper fare fronte alle difficoltà. Invece dopo aver regalato un gol per un’ingenuità a centrocampo (palla sbagliata da Gonalons, ndr) ci siamo disuniti, abbiamo smesso di fare il nostro calcio».

APPROFONDIMENTO – Quali le cause di questa flessione? «Certe volte siamo poco lucidi. Penso al secondo tempo: quando affronti una squadra che si chiude, devi allargare il gioco e andare in ampiezza. Invece cercavamo di forzare le soluzioni da lontano, andando a sbattere contro un muro. E poi non andavamo mai in verticale: in una delle poche situazioni in cui questo è avvenuto, abbiamo segnato. I giocatori devono capire che qualche volta bisogna rischiare costo di sbagliare». Sembra che sia venuta meno anche la verve agonistica, la compattezza di squadra. Di Francesco riconoscere: «Ci può stare ed è una cosa su cui possiamo lavorare. Nel momento di difficoltà ci siamo scollati. E io devo riprendere il filo del discorso lasciato chissà dove: la pausa magari ci può servire per recuperare energie, più mentali che fisiche. Dobbiamo guardarci negli occhi e capire dove vogliamo andare».

DELUSIONE – Annuncia scelte drastiche. Non tattiche ma individuali: «Sono molto dispiaciuto, arrabbiato, soprattutto per la prestazione del primo tempo. Ci sono stati 20 minuti quasi imbarazzanti. Non è un problema di moduli o di sistemi di gioco, ma di uomini. Anche di una certa esperienza. Se qualcuno non è pronto, dobbiamo intenderci bene. La squadra non ha dato le risposte che ci aspettavamo dopo tutto ciò che era successo con Nainggolan. Per il momento però una causa precisa io non la so trovare. Possiamo solo stare zitti, adesso sono tutti scesi dal carro, speriamo che presto ci risalgano. Io sono l’allenatore della Roma e farò da incudine senza problemi».

IL NINJANainggolan ha assistito alla partita in tribuna, significativamente seduto tra Totti e Monchi. Di Francesco difende la scelta di escluderlo: «E’ stata una decisione condivisa con la società. A volte l’etica deve prevalere sul risultato. Magari a volte certe posizioni possono risultare impopolari, come succede in tutti i mestieri, ma noi siamo fortemente convinti di aver preso la strada giusta. E Radja l’ha accettata. E’ un insegnamento e un punto di partenza. Nainggolan tornerà in campo dopo la sosta a Milano e ci darà più di quanto speriamo».

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