Di Francesco e la Roma faticano a capirsi. Ma ora il tempo stringe

La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese) – La cosa più preoccupante arriva alla fine, a chiusura di un’estate in chiaroscuro. E arriva dalla bocca di Eusebio Di Francesco, senza alcuna remora: «Le partite non si preparano ore prima, ma giorni prima. Lo devo far capire ai ragazzi, il problema è nella testa, negli atteggiamenti. Come ci si allena, poi si gioca. Farò delle valutazioni nelle sedi opportune». Ecco, se il problema è questo allora è meglio correre ai ripari subito. Nel senso che se c’è qualcuno che ha avuto un modo di fare un po’ così o che non crede ciecamente in quel che fa, allora è meglio rimetterlo in riga. Prima che sia troppo tardi, visto che le partite che contano devono ancora arrivare. Ma sono lì. Il che poi vuol dire appena 5 giorni, quelli che dividono la Roma dalla trasferta di Bergamo di domenica.

1 MENTALITÀ – È chiaro che la Roma sta provando a cambiare radicalmente gioco e ci vuole tempo prima che la squadra assimili le idee di Di Francesco. Con Spalletti si puntava più sulle ripartenze e sulla velocità di Salah, ora si cerca un calcio diverso, più ragionato. E, per alcuni versi, più complicato da digerire. Lo si vede anche nelle difficoltà che trovano tanti giallorossi, tra cui gente come Nainggolan, Fazio, De Rossi e Gonalons. È un cambio radicale, ad iniziare proprio dalla mentalità. Ecco, Di Francesco ora vuole lavorare anche su quella, cercando di cambiare alcune abitudini radicate. «A Vigo l’approccio alla gara è stato sbagliato, mi sembra un paradosso – ha detto ancora –. La scorsa stagione qui non si andava neanche in ritiro prima di una gara, adesso siamo stati cinque giorni insieme in Spagna». Insomma, bisogna cambiare la testa. Ed i primi a farlo devono essere i calciatori, che devono credere di più nel calcio che gli viene proposto.

2 ADATTABILITÀSul banco degli imputati poi c’è la difesa, sia a livello di individualità sia di reparto. È chiaro che la linea alta preveda fisiologicamente dei rischi, ma se dovesse essere assimilata a dovere può garantire riconquista della palla e ribaltamento del fronte. I numeri, però, un po’ preoccupano. Dalla tournée americana (e cioè con il rientro dei nazionali) la Roma ha preso 10 gol in 5 partite, alla media di 2 a gara. Un po’ troppi, seppur calcio d’agosto. Serve un centrale dominante (da affiancare a Manolas), perché gli altri tre (Moreno, Fazio e Juan Jesus) oggi non danno garanzie. E serve il prima possibile il rientro di Karsdorp, visti i limiti difensivi che Bruno Peres non riesce a scrollarsi di dosso.

3 CONCRETEZZA – E poi c’è il problema della produzione offensiva, della concretezza sotto porta. Gonalons e De Rossi faticano a verticalizzare e quindi a cercare le punte in profondità o le mezzale negli inserimenti. Ma anche davanti, Dzeko a parte, non è che fili proprio tutto liscio. Perotti è meraviglioso negli uno contro uno, ma sotto porta lascia a desiderare. E Defrel non sembra poter coprire il buco lasciato da Salah in termini di gol (19 stagionali). Ecco perché serve un esterno che faccia male, in attesa anche che il giovane Under cresca.

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