Il Messaggero – Mistero Destro

C’è qualcosa che non quadra. Anzi, c’è più di qualcosa che continua a essere di difficile interpretazione. Il riferimento stavolta è all’utilizzo di Mattia Destro, il fiore all’occhiello del mercato della Roma. Un fiore che, a forza di panchine e scampoli di partita, si sta sempre più appassendo.
Chiariamo subito una cosa: l’ex attaccante del Siena non deve giocare perché è stato pagato 16 milioni di euro tra prestito e riscatto. Zeman («Destro è il colpo più importante del mercato», il commento di luglio) è (e deve essere) libero di scegliere chi e come vuole. La cosa che sorprende, però, è che un attaccante come Destro, un nazionale, non riesca a trovare spazio neppure a metà ripresa e con la propria squadra sotto di due reti. A Parma, mercoledì sera, è accaduto esattamente questo: dentro Perrotta e Marquinho per tentare la grande rimonta, e Destro relegato ancora in panchina. Possibile che uno con le sue caratteristiche non servisse alla causa? Sì, è possibile, secondo Zeman che non l’ha impiegato. Ma, allora, perché è stato comprato?

E così dai sette minuti (recupero escluso) di domenica passata contro l’Udinese, Mattia è passato al nulla. Nella parte finale della partita di Parma, Zeman – che aveva terminato i cambi – ha spedito De Rossi e Castan a fare i centravanti aggiunti nell’area emiliana: non sarebbe stato meglio avere in campo Destro? Su questo punto, riteniamo, nessuno ha o potrebbe avere dubbi. La faccenda, perciò, è capire come mai Zeman non lo prende più in considerazione.

Un’ipotesi: Destro fa parte di quella «Roma sulla carta» cui ha fatto cenno il boemo nella conferenza-stampa pre Parma. Uno di quei giocatori che, teoricamente, venivano considerati protagonisti nel suo 4-3-3 ma che, all’atto pratico, si sono rivelati inadatti. Un acquisto sbagliato, in sostanza. Resta da capire come mai la Roma (cioè i dirigenti più Zeman) abbia scelto di puntare fortissimo su un giocatore senza valutare la sua reale consistenza tecnico-tattica. Destro è stato provato come attaccante di destra, ma in quel ruolo è stato bocciato; ha giocato da centravanti, ma per Zeman il centravanti della Roma è Osvaldo, e a sinistra c’è Totti. «Destro e Osvaldo non possono giocare insieme», il virgolettato del boemo. Traduzione: Destro è la riserva di Osvaldo. E di Totti. E, da domenica sera, anche la riserva di se stesso, visto che gli sono stati preferiti – nonostante la grande emergenza – altri giocatori, addirittura fuori ruolo.

Un caso? Un mistero, più probabilmente. È vero che Destro deve ancora segnare un gol, ma nessuno deve dimenticare che per riuscirci occorre giocare, magari con una certa continuità. Zeman finora ha ricavato sei gol da Lamela, cinque da Osvaldo e tre da Totti: questo vuol dire che le sue scelte sono state complessivamente azzeccate, ma perché non impiegare Destro neppure in situazione di assoluta emergenza, come dopo la rete di Zaccardo a Parma? Ecco perché qualcosa non torna.

La posizione del giocatore e del suo clan non si sposta di una virgola: nessuna polemica, accettazione totale delle scelte dell’allenatore. A livello ufficiale, in pratica, tutto tranquillo. In realtà, Destro sta vivendo male questo momento: arrivando alla Roma, dopo aver rifiutato Juventus e Inter, si aspettava di essere preso maggiormente in considerazione, perché questo gli era stato promesso dai dirigenti giallorossi. Invece, presenze con il contagocce (sette minuti su 180, nelle ultime due partite/sconfitte della Roma) e tanta panchina. Per qualcuno Zeman non avrebbe “gradito” l’infortunio al polpaccio che Destro ha accusato prima di partire per Genova («Non è grave…», disse il boemo in conferenza-stampa), un problema che si è rivelato poi meno grave del previsto («Ve lo avevo detto…», le parole di Zeman nella conferenza-stampa successiva): ecco perché Mattia è finito dietro la lavagna. Tanti indizzi, nessuna prova. L’unica cosa certa è che la Roma (di Destro) è stata già doppiata dalla Juventus (senza Destro).
Il Messaggero – Mimmo Ferretti

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