Derby di Roma senza barriere in curva, “prova di maturità” per il tifo

repubblica.it (M.Pinci) – Un derby così non si vedeva da 810 giorni. Tanto è passato dal 2-2 del 2015, nella storia per la doppietta di Totti condita dall’esultanza-selfie sotto la curva sud. Ma che ricordavamo anche come l’ultima sfida romana capace di portare più di 50mila spettatori allo stadio Olimpico (51.252 per la precisione). La semifinale di coppa Italia tornerà a concedere una cornice analoga, dopo anni di gare scandite dal vuoto della protesta ultrà: spettacoli desolanti, spalti deserti, partite giocate in una sorta di acquario. Addio a tutto ciò: martedì all’Olimpico tornerà il derby, quello vero.

COREOGRAFIE, TIFO E 50MILA SPETTATORI – In notturna e senza barriere: impossibile un anno fa, quando le divisioni in curva erano un dogma intoccabile, al pari del “no” istituzionale alle sfide capitoline giocate col favore delle tenebre. Ora è tutto diverso: torneranno le coreografie e gli striscioni la gente ha di nuovo voglia di vivere il derby. Venticinquemila romanisti hanno già staccato un biglietto, alle 20.45 di martedì allo stadio saranno almeno il doppio: l’obiettivo delle cinquantamila presenze è più che realistico, stavolta. Merito della rimozione delle barriere nelle due curve, una sorta di vittoria del tifo organizzato, in particolare di quello romanista che dall’inizio della stagione 2015-16 aveva iniziato a disertare il settore senza mai cedere alla tentazione di rientrare. Martedì, al posto delle famigerate barriere che avevano spaccato in due le curve – disposte con la circolare del giugno 2014 e introdotte a settembre dell’anno dopo – compariranno soltanto due file di steward che impediranno ai gruppi di passare da una parte all’altra e di sostare sulle scale di sicurezza (è prevista una multa salatissima) riverniciate di grigio dopo la rimozione delle vetrate divisorie.

COLLABORAZIONE E RISCHI – La scelta è stata applaudita dalla curva sud romanista con un comunicato trionfalistico, ma anche con alcuni striscioni apparsi in città a sostegno del ministro dello sport Luca Lotti, la vera mente dell’operazione rimozione: fu lui, sensibilizzato sul tema anche dall’amico Luciano Spalletti, a avviare le discussioni che hanno portato al risultato. Un risultato non necessariamente permanente, però. Qualche complottista parla di trappolone. Altri, più equilibrati, invitano semplicemente a non prestare il fianco a passi indietro. La questione è semplice: per le istituzioni, togliere le barriere rappresenta una mano tesa ai tifosi, ma anche “una prova di maturità. Le prescrizioni sono chiarissime: niente fumogeni, niente bengala, niente striscioni offensivi, niente minacce alle squadre in caso di sconfitta. Soprattutto: niente incidenti. Né dentro né fuori dallo stadio. Le intelligence della polizia sono al lavoro da giorni per evitare che la festa si trasformi in una bocciatura delle novità (re)introdotte. E alla vigilia non si avverte un clima infiammato, ma di collaborazione come dimostrano le richieste di autorizzazione per coreografie e striscioni arrivate da entrambe le tifoserie. L’attenzione resta alta, perché se un derby in notturna e senza barriere si chiudesse con riscontri simili a un bollettino di guerra, la sconfitta stavolta sarebbe di tutti.

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