Il derby che nessuno vi racconta

Correre dello Sport (Max Thriller) – Li ho guardati bene da vicino: hanno tutti paura. Ha paura la Roma, ha paura la Lazio. Non ho resistito, dovevo capire perché una partita di calcio possa provocare tanti brividi. Qui a Londra giocano decine di derby e nessuno si scandalizza se qualcuno li perde. Ma a Roma che avete, siete impazziti? Godetevi lo spettacolo, finalmente allo stadio ci sarà un po’ di gente: fateci divertire, senza timori. A proposito, ho chiesto a un amico un biglietto per esserci anche io. Spero non dispiaccia a nessuno. Per me il viaggio ha offerto l’insostituibile occasione, anzi, per fare una visita ai centri sportivi delle due squadre, dove ho captato qualche storia interessante.

La Roma ha un problema tecnico. Nel senso che non sa ancora chi sarà il prossimo allenatore: io posso solo ringraziare Spalletti perché l’altro giorno nella conferenza stampa mi ha citato. Evidentemente ha gradito il primo racconto sul messaggino che i giornalisti cattivi avevano mandato al suo presidente. Però prima o poi dovrà decidere cosa fare della sua vita. Continua a ripetere che se non vince se ne va. Ma sarà vero? Ho ascoltato un giocatore importante, Edin Dzeko, affermare che i risultati non siano così determinanti nella sua scelta. Quindi ho la sensazione che si stia ripetendo la manfrina del 2009 quando Spalletti, che era già d’accordo con lo Zenit, lasciò la Roma dopo due giornate di campionato. Beh, voglio rassicurare i dirigenti ma anche i tifosi della Roma: quando Spalletti va via, chi viene dopo riesce comunque a fare molto bene. Pensate che se Spalletti si fosse dimesso qualche giorno prima il signor Ranieri, che ho conosciuto in Inghilterra, avrebbe vinto lo scudetto: invece partendo a handicap sulle ceneri del collega chiuse secondo a un millimetro dall’Inter più forte di sempre. Perciò non mi sorprende che la Roma stia cercando un altro allenatore, senza aspettare le sentenze del campo, perché non è mica giusto che una società resti inerte davanti agli umori di un dipendente, per quanto importante. Ho scoperto che questo Monchi, da me incontrato a Londra la scorsa settimana, ha già fatto una telefonata a Emery, quello che ha perso 6-1 a Barcellona. Ma so pure che Franco Baldini, mio vicino di casa, ha in testa altre soluzioni – una in particolare – di cui magari parliamo la prossima volta. Vittorie, mercato, soldi… La verità è un’altra.

Spalletti avrebbe voluto incidere di più nelle mosse strategiche, questo è il motivo per cui forse se ne andrà: alla cena di Via Veneto, mentre uno dei dirigenti mandava messaggi all’esterno negando la presenza fisica di Baldini, Spalletti non lo ha detto, ma immagino abbia pensato a un certo punto di dire a Pallotta che non era così contento (diciamo così) dell’ingaggio di un direttore sportivo spagnolo, Monchi appunto, avendo già a disposizione le competenze dello stesso Baldini, vecchio compagno di scorribande toscane, e del giovane Massara, che lui ammira in quanto uomo garbato e più portato a seguire i suoi suggerimenti. Aspettiamo il derby allora. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, nessuno a Trigoria ricorrerebbe a uno psicanalista in caso di separazione. A cominciare da alcuni giocatori, che mugugnano. Non solo Totti, per essere chiari. E dentro al club, oltre ai tanti che lo stimano, c’è chi non vede Spalletti come un vate insostituibile: con lo staff di preparatori americani, per dire, i rapporti sono molto formali; con il nuovo responsabile della comunicazione ci sono state presentazioni non proprio… entusiaste. Non oso immaginare cosa potrebbe succedere se la Roma fallisse anche il terzo obiettivo stagionale dopo Champions e l’Europa League, anche se resta aperto uno spiraglio per lo scudetto. Chi è stato zitto finora, anche gente molto influente, potrebbe far sentire la voce dell’insoddisfazione: Spalletti avrà pure la sensazione di essere accerchiato, ma in questo caso potrebbe davvero subire attacchi da tutte le parti, con la stampa molto meno agguerrita rispetto a chi per il momento tace. Però vi dico anche che Spalletti, al di là delle percentuali che lui stesso offre, è convinto di farcela domani sera. E anche per questo starebbe preparando una sorpresa tecnica. Lanciare un giocatore che al momento nessuno mette tra i titolari. Basterà?

Eppure se Atene piange Sparta non ride. Dopo due ore di viaggio ho cambiato quadrante della città e sono andato a Formello, dove un altro amico mi ha aperto il suo cuore, per completare la mia indagine in maniera equidistante. Credetemi: anche la Lazio, che pure ha il vantaggio della partita d’andata e ha raggiunto risultati superiori a ogni aspettativa, sta vivendo tensioni notevoli. Sabato due giocatori, Hoedt e Felipe Anderson, si sono arrabbiati per una sostituzione. E’ il nervosismo che precede il grande evento, che il presidente Lotito sogna di festeggiare ma teme di vivere: dopo il 2-0 dell’andata un’eventuale eliminazione sarebbe uno smacco colossale. La grande differenza però, rispetto alla Roma, è che nella Lazio non ci sono equivoci. Un allenatore alle prime armi ad altissimi livelli, Simone Inzaghi, è assoluto padrone dello spogliatoio e non pensa minimamente di andarsene: abita da anni in una bella casa ai Parioli, uno dei quartieri più chic di Roma, e continuerà a lavorare per la Lazio, nonostante qualche sondaggio illustre arrivato dalla Spagna. So che Diego Simeone, che con Inzaghi ha vinto uno scudetto da giocatore, ha parlato molto bene di lui in una cena madrilena con tre o quattro uomini di calcio. La moda del guardiolismo è stucchevole, ma la faticosa promozione di Inzaghi (ricordate il caso Bielsa?) è un esempio di esperimento fortunato. Lo vedete sempre misurato e saggio nelle interviste, Inzaghi. In effetti, da quello che ho compreso, è proprio così. Anche con i giocatori ha dimostrato buon senso. A esempio con Keita, un ragazzo un po’ complicato dalla lingua lunga. Pensate che prima del derby d’andata aveva pensato di cacciarlo dal ritiro perché il giocatore non si era presentato alla blanda seduta di rifinitura che tutte le squadre effettuano nei giorni delle partite in notturna. Era rimasto in camera, Keita, intuendo che non sarebbe stato scelto tra i titolari. Poi però Inzaghi ha ragionato: se mi serve nel secondo tempo? Così ha deciso di portarlo in panchina e di utilizzarlo per dare la seconda spallata alla Roma.

Spalletti, per molto meno, aveva sfrattato una leggenda da casa propria. Attenzione comunque: oggi Inzaghi è sulla luna e Spalletti alle prese con mille pensieri. Ma basta un derby, per voi che siete romani pazzi, a cambiare le percezioni e a ribaltare i ruoli. Non vedo l’ora di godermi il finale. Pardon, la semifinale. Come vi ho detto, sarò allo stadio.

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