Derby, 6 da Oscar. Lazio-Roma: ecco i candidati

La Gazzetta Dello Sport (D.Stoppini – N.Berardino) – «This is not a joke». Anche qui, anche da questa parte dell’Oceano. Il produttore Fred Berger (forse) userebbe le stesse parole, per il derby: non è uno scherzo come per La La Land, Roma vale Los Angeles. Crediamoci, almeno per una sera. Almeno per domani sera, l’Olimpico come il Dolby Theatre. E un teatro dove giocare lo scegliamo pure noi. Sei statuette per una partita che vale un pezzo di finale: le nomination sono tutte qui, le scommesse sono aperte, i colpi di scena, trattandosi di notte speciale, non sono esclusi. L’obiettivo è comune, per Inzaghi e Spalletti: evitare di aprire la busta sbagliata, «annunciare» una formazione che farebbe sussurrare all’Emma Stone di turno – o a un tifoso qualsiasi, fate voi – «oh my God, oh my God».

MIGLIOR ATTORE – O mio Dio, c’è una finale in palio, errori non sono ammessi. E c’è tanta roba da ammirare, a leggerla come al cinema. Comunque vada, vincerà un film di livello, un personaggio di grido, un regista top. Prendi l’attore protagonista: i ruoli che stanno recitando Edin Dzeko e Ciro Immobile sono assoluti, azzeccati, perfetti anche quando ti sembrano perfettibili. Edin corre per diventare il marcatore più prolifico della storia della Roma in una sola stagione: gli mancano cinque gol per agganciare Piedone Manfredini, che l’Oscar lo vinse nel 1960­-61 con 34 reti. Ciro lavora di fino e di rigore, di tacco e di punta, mettendo su una recitazione di primissimo piano: bene ha fatto il produttore Lotito a ingaggiarlo, in nomination ci va di sicuro con i 15 gol stagionali. Alla Roma ha segnato una sola volta, il 25 marzo 2014 all’Olimpico: servì a poco, l’Oscar se lo gioca domani.

EFFETTI SPECIALI – Lo spettacolo è assicurato, qualcosa vi colpirà di sicuro, vi lascerà di stucco. Perché Felipe Anderson e Radja Nainggolan, in questo senso, sono due garanzie. Il brasiliano una traccia di quello che potrebbe essere l’ha lasciata a San Siro, quarti di finale contro l’Inter, decisa (anche) da un suo gol. Questione di stadio, forse. Perché sempre a San Siro, sempre contro l’Inter, Nainggolan ha ammaliato la sala con due numeri che neppure a studiarli al computer sarebbero venuti fuori così.

ATTORE NON PROTAGONISTA – Occhio, però. Perché la differenza sta pure nel contorno. E non è mica impossibile lasciare il segno anche arrivando un filo dopo nelle gerarchie, nelle attese. Marco Parolo ed Emerson Palmieri sono le punte in seconda fila: sono loro a dar la dimensione di quanto prestigioso sia il film. Il biancoceleste è il titolare più utilizzato da Inzaghi: c’è sempre, a Pescara s’è preso la scena con quattro gol, nel cast di Inzaghi è un intoccabile. E magari il film arriva a piacerti perché c’è lui. Oppure perché torna Emerson Palmieri, assente nell’ultima recita giallorossa, ma pronto a salire sul palco domani sera, entrando dalla sinistra, arrivando fino a prendersi l’Oscar di una stagione quasi perfetta.

REGIA – E se è così, è perché dietro c’è uno come Luciano Spalletti che l’ha imposto quando la parte pareva assegnata ad altri. Luciano all’Olimpico sta scrivendo pagine di storia, pellicole che potresti riguardare all’infinito. È riuscito in un’impresa, il toscano: girare un film migliore del suo primo a Roma, d’una decina di anni fa, che pure qualche statuetta gliel’aveva garantita. Ora vuole vincere, l’Oscar domani e un trofeo doman l’altro. Ma occhio al regista emergente, quello ammesso solo il giorno prima del ritiro estivo, dopo il no di Bielsa. In 26 gare ha messo su 50 punti: un primato sempre più suo nella gestione Lotito. E ora vuole la finale di Coppa per far luccicare ancor di più la sua stagione.

SCENEGGIATURA – Luccica, adesso sì, anche quella di Keita. Che stava per chiudere con la Lazio a inizio stagione (disertata la partenza per il ritiro) e potrebbe salutare in estate se non arriverà il rinnovo. Futuro in sospeso ma presente da esaltare, i 7 gol valgono il primato personale: una storia complicata che può però diventare avvincente. Passando magari dal derby e una Coppa nella quale finora non ha giocato neppure un minuto. Federico Fazio è invece la storia nella storia della Roma: era arrivato da caporale su suggerimento del regista Spalletti, con la sponda dell’amico Perotti. Ora è il Comandante, prezioso come l’aria che respiri.

FOTOGRAFIA – E che respireranno anche Perotti e Milinkovic. Se cercate una immagine una, beh, ecco qui i passetti del killer Perotti su un calcio di rigore: lento lento, ma infallibile e implacabile. Come pure il terzo tempo del serbo della Lazio: Sergej ha lasciato il basket per il calcio, in campo vola quando deve colpire di testa. Ieri ha compiuto 22 anni, per la festa ha prenotato all’Olimpico. Lui o l’altro, qualcuno esulterà.

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