Il Messaggero (A. Angeloni) – Non poteva esserci partita e non c’è stata partita. Qualcosa di meglio, però, si poteva fare, nonostante le difficoltà chiare a tutti. Non è servito l’amore dell’Olimpico (che – sullo zero a tre – non ha fischiato ma ha cantato per un quarto d’ora di fila “alè alè Roma Roma alè”, quasi come segno di resa), nemmeno la presenza magica di Francesco Totti in tribuna, men che meno l’impegno profuso da tutti i giocatori, i limitati sopravvissuti di Mourinho, il quale ha mandato in campo una formazione sì obbligata ma senza troppo carattere, capace di sciogliersi alla prima difficoltà e di smettere di proporre qualcosa di serio dopo aver preso i primi due gol.
Segna Calhanoglu su calcio d’angolo (con triplo buco di Zaniolo, Cristante e Rui Patricio) e raddoppia il fischiatissimo Dzeko, quando non è passata nemmeno mezz’ora. Già lì si capisce che non è proprio aria. Reazione? Zero. Il gol di Dumfries quasi sul tramonto del primo tempo e dopo aver salvato la porta su tiro a botta sicura di Viña, è l’ultimo sparo.
Quello che finisce l’agonizzante a terra, che abbatte ogni speranza di vita. Povera Roma, decimata (gente come Pellegrini, Abraham, Spinazzola non si regala a nessuno), cotta e in balia degli avversari, totalmente incapace (?) di reagire e di creare mezzo fastidio all’Inter. Povero Mourinho, che sperava di vivere con altri presupposti (e altri giocatori) l’incontro con la squadra con cui ha trionfato con il triplete nel 2010. Lo Special invece se ne va nello spogliatoio, a fine primo tempo, sotto di tre gol: cosa mai successa nella sua lunga e trionfante carriera. Umiliazione.
Ecco, questa si poteva evitare. Non si può dire che Mou non ci abbia provato. Lo ha fatto ma forse con le armi caricate a salve. Ha provato a chiudersi e ripartire, per lui era l’unica strada, non avendo adeguati artificieri là davanti. Una Roma che si abbottona, dunque: soffre e là davanti propone pochissimo nei novanta minuti.
Lo Special cambia i numeri e lo spartito: non più la difesa a tre, ma a cinque, molto bassa. Tappo da una parte (Ibanez su Perisic), tappo dall’altra (Vina–Kumbulla su Dumfries) e un tappo in mezzo (Veretout sulle orme di Barella). Pressing asfissiante, a cominciare dalle due punte Shomurodov e Zaniolo e via.
L’inizio è anche emozionale, con anche un golletto sfiorato da Eldor. Il tutto però dura una decina di minuti scarsi, poi emergono le differenze abissali, la qualità (tralasciando la quantità) nettamente più alta dei calciatori dell’Inter, che in un attimo si prendono la partita e la portano a casa.
