Del Piero: “La Roma è diversa dalla Juventus ma con le stesse pressioni. Io e Totti ci capivamo molto”

 

Alessandro Del Piero e Francesco Totti. Due grandissimi giocatori e due bandiere per le rispettive squadre, la Juventus e la Roma. I due campioni sono intervenuti insieme a Casa Sky Sport. Queste le parole di Del Piero:

LEGGI QUI LE PAROLE DI TOTTI

Vi rendete conto di quanti cuori avete scaldato? Avete mai sentito questa responsabilità?

L’abbiamo vissuta di persona. Francesco per la Roma e io per la Juventus. Poi insieme in Nazionale abbiamo vissuto questa sportività e questa vita insieme da leader e capitani ad un certo punto. Rappresentavamo un movimento in maniera generale, questa responsabilità è sempre stata attiva nelle nostre dichiarazioni e comportamenti. È una cosa di grande spessore, abbiamo fatto qualcosa di importante per le nostre società e per il calcio in generale.

Sul tributo del Bernabeu?

Quando vivi una partita in uno stadio come quello e contro una squadra così non capisci quello che succede. Col passare del tempo capisci che è una dimensione fantastica, quando un pubblico così delicato ti dà il suo riconoscimento. L’ho ricordato proprio pochi giorni fa, è vincere un trofeo, non solo una partita.

La prima volta che hai visto Totti quand’è stata?

Credo fosse in Nazionale. Non mi ricordo un momento diverso. Arrivavamo entrambi belli sbarbatelli, giovani. Rappresentavamo due mondi un po’ diversi, con diverse tensioni che si portavano dietro, diverse rivalità ma un grande rispetto reciproco. Sapevamo di far parte di qualcosa di importante. Rincorrevamo il nostro sogno. Ad un certo punto lui per me, come io per lui, era un avversario da battere e un compagno in nazionale. Anche senza parlarci ci capivamo molto, vivevamo contemporaneamente certe similitudini. La Roma è diversa dalla Juve, con uguali pressioni.

Cosa ti viene in mente sul 9 luglio?

La finale quindi. Un senso di completezza. Non riuscirei neanche a descrivere. Non potrei descrivere in maniera diversa questo momento. Farlo per l’Italia, per come viviamo noi il calcio è un qualcosa di unico. È il massimo della soddisfazione interna che puoi avere.

Quante volte avete ripetuto le barzellette?

Siamo riusciti a creare questo pezzo di filmografia unico (ride, ndr).

Buffon chiede se c’è posto nella Nazionale delle Leggende…

Noi siamo pronti, con qualche chilo in più onestamente. Appena riapre Francesco giocherà a Padel e io mi inventerò qualcosa. Ci siamo, sempre pronti

In Nazionale poteva esserci un Totti-Del Piero?

Lo abbiamo fatto tante volte con Trapattoni. Purtroppo con un Mondiale che è finito come è finito. Non è andata come doveva andare. Personalmente c’è grande rammarico, penso anche per Francesco. La voglia di sperimentare un po’ di più c’è stata sempre (Totti aggiunge “e ci sarà sempre”). Quando giocavamo insieme non è andata neanche così male in altre occasioni.

Nel Mondiale del 2006 la lotta per il ruolo si è intromessa nella vostra amicizia?

No, assolutamente no. E’ stato vissuto tutto in maniera totalmente aperte per quelle che erano le dinamiche della squadra. Eravamo un gruppo unito. Ognuno portava avanti le proprie idee. Francesco arrivava dall’infortunio, c’era un Mondiale in ballo e non abbiamo dato spazio a egoismi fra di noi

Sui loro addii…

Potrei fare copia e incolla delle parole di Francesco. L’onda emotiva ti coinvolge. Per quello definiamo certi momenti come più belli di un trofeo o di una vittoria, ti toccano nel cuore e nell’emotività.

 

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