De Sanctis: “Quest’anno dovevamo fare meglio, in primis noi calciatori, soprattutto nelle Coppe, ma il secondo posto è un grandissimo risultato. Il sorpasso della Lazio ci ha dato motivazioni supplementari, ma il derby vinto non salva la stagione. Vogliamo vincere qualcosa presto”

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Queste le dichiarazioni rilasciate dal portiere della Roma, Morgan De Sanctis, ospite alla trasmissione TikiTaka su Italia1:

Hai giocato al Napoli. Ti aspettavi di più da loro?
Immagino che tutti si aspettassero qualcosa di più dal Napoli. Però a un certo momento è probabile che abbiano concentrato tutto sull’Europa League, che gli avrebbe dato solidità economica e partecipazione alla Champions. Se perdi la semifinale è dura riprendersi, hanno avuto l’opportunità all’ultima giornata e l’hanno fallita. Questo ha spezzato gli equilibri di un’intera stagione“.

Mazzarri meglio di Benitez?
Per me è più facile parlare del mio Napoli, l’ho vissuto. Io sfido chiunque a prendere gli undici di Mazzarri e quelli di Benitez e a dirmi quali di quelli che aveva Mazzarri prenderebbe per Benitez. Il valore tecnico di Benitez è superiore, noi compensavamo con un lavoro tecnico e comportamentale grande“.

Cavani non giocherebbe in questo Napoli?
Non lo sostituiresti con Higuain?“.

Ieri partita decisiva persa con la Lazio…
“Anche noi una settimana fa abbiamo giocato una partita da dentro e fuori, vincendola e recuperando credito nei nostri tifosi. Ciò valeva anche per il Napoli. Se ti riduci ad arrivare ad una partita da dentro o fuori devi tirare fuori dei valori. Non si può sottovalutare quello che è stato seminato nel corso dell’intero campionato”.

Conosci sia Siviglia che Napoli. Emery in Italia ti sorprenderebbe?
“No, per nulla. Specie se si tratta di un top club”.

Per te e per la Roma questo bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?
“Dal punto di vista sportivo quest’anno ci aspettavamo di fare qualcosa di meglio. Dal punto di vista della continuità economica il secondo posto garantisce alla Roma un futuro solido e questo non è da sottovalutare. Dovevamo fare di più, in primis noi calciatori. Senza fare riferimento ad alcun giocatore di cui si parla maggiormente, tutti non siamo stati all’altezza di un rendimento che era nelle nostre corde”.

C’è stata una partita che ha rotto il giocattolo?
“No, io ricordo particolarmente un periodo intorno alla fine di gennaio. Eravamo ad un punto dalla Juventus, in Champions siamo arrivati vicini alla qualificazione e non ci siamo riusciti. In quel periodo non abbiamo raggiunto i risultati sperati. Abbiamo vinto a Cagliari, arrivavano energie nuove, il rientro di Gervinho, l’acquisto di Ibarbo e pensavamo che questo potesse portarci ad una striscia di risultati migliori, ma non è successo, a partire dallo 0-0 interno col Parma. Il secondo posto è un grandissimo risultato, ma non ci mette al riparo dalla necessità di dover avere qualche punto in più. Il bicchiere è mezzo vuoto perché questa squadra doveva e poteva fare qualcosa in più in Coppa Italia ed Europa League. Abbiamo subito due eliminazioni in casa, davanti al nostro pubblico, con delle partite non all’altezza. La responsabilità è in primis dei giocatori”.

Scontri decisivi?
“Con Lazio e Napoli eravamo determinati, questo ha limitato l’avversario. Coi partenopei volevamo vincere di nuovo davanti il nostro pubblico. Il derby è storia recente, abbiamo prevalso grazie alla capacità e grazie ad un pizzico di fortuna”.

Lo “Scudetto” di Garcia?
“Oggi è facile ironizzare, o dire che forse non c’è stata la giusta comunicazione, ma facciamo un passo indietro. Noi perdiamo una partita a Torino in un momento importante della stagione. Dopo questa partita negli spogliatoi c’era grandissima amarezza. Dopo la partita ci sono state delle dichiarazioni forti in primis da parte del nostro capitano. Mettetevi nei panni dell’allenatore, della squadra e della società, che deve dare un segnale”.

Dichiarazioni a parte, quelle partite sono state superate e fino a gennaio eravate a -1 dalla Juve.
“Sul fatto che la squadra abbia continuato a far bene il suo dovere fino a gennaio è evidente. Il fatto di essere arrivati secondi è stato determinato anche dal campionato della Juventus”.

Da febbraio in poi c’è stato un calo fisico?
“Ribadendo categoricamente la responsabilità da parte nostra, dei calciatori, è evidente che intorno a noi tutta una serie di componenti non hanno funzionato come avrebbero dovuto. E’ un discorso generale che riguarda soprattutto la società, che ha capito, ha visto quello che è successo e adesso – in questo periodo di work in progress – prenderà delle decisioni che possibilmente miglioreranno il contesto Roma: squadra, staff tecnico, staff medico. Fermo restando che si possa ripartire da chi ci ha portato a questo secondo posto”.

Quanto la crescita della Lazio vi ha intralciato?
“E’ stato un peso importante, inutile nasconderlo. Il fatto di essere in competizione con loro non ci ha lasciato per nulla tranquilli. Anzi, quando ci hanno scavalcato ci hanno dato delle motivazioni supplementari. In città questa cosa l’abbiamo vissuta molto intensamente. Avevamo 15 punti da loro, facevamo un campionato a parte. Poi qualcosa è cambiato”.

Come la vedi la Juve a Berlino?
“50 e 50. E’ evidente che la Juve dovrà fare una partita difensiva”.

Ti aspettavi questa Juve?
“Non ero tra quelli che credevano peggiorata la squadra con Allegri. Quello che stanno facendo è fuor di dubbio qualcosa che bisogna riconoscere facendogli dei grandissimi complimenti. Io non faccio fatico a far questo, sono uno sportivo italiano, che spera che la Juve… (ride, ndr), se lo dico io innesco dei rumori funesti, però sono sincero: spero vincano specie per qualcuno lì dentro che lo merita più di altri”.

Si tratta di Buffon?
“Mi riferisco assolutamente a Gigi. Tanti portieri due gradini al di sotto di lui hanno vinto la Champions League. Basta guardare i numeri. Ci tengo a specificare. Dopo un’intervista a La Gazzetta sono stato tacciato di anti-juventinità. Mi appartiene un rapporto di amicizia con molti giocatori della Juve. Quando abbiamo perso a Torino, l’amarezza di certe dichiarazioni è stata tanta. La rivalità è presente, specie perché negli ultimi 5 anni le mie due squadre sono arrivate 4 volte seconde. Dopo quel match alcune dichiarazioni non sono state consone a livello altissimo di alcuni protagonisti. Dopo quel match non si doveva parlare di perdenti che cercano scuse: si doveva parlare di una vittoria importante contro una squadra sfortunata. Non c’è nessun tipo di anti-juventinità nel mio pensiero, che è anche complessivo ed extra-calcistico”.

Si è pentito delle sue dichiarazioni post-Torino?
“No. Se dimostri di vincere la partita in modo fortunato, non è giusto capovolgere le cose dicendo di essere accerchiati. Non è così, la Juve vince perché è forte”.

Pensi che la Juve vinca regolarmente?
“Ma certo! Chi può permettersi di dire il contrario? Anche perché a rimetterci poi sono gli arbitri. Sono stato giocatore in squadre straniere e ho lavorato con arbitri italiani nelle coppe, e sono più sereni. Vivono un contesto diverso. Non vale solo per Rizzoli, ma per chiunque”.

Nainggolan l’ha detto in mille modi, vuole restare a Roma…
“Assolutamente sì. Radja questa volontà la manifesta quotidianamente, senza nasconderla. Nello spogliatoio conosciamo il suo pensiero da tempo. Sul mercato sento tantissimi nomi (per dovere di ospitalità avete tagliato anche i miei sostituti), è legittimo che la Roma si copra, io ho 38 anni. Abbiamo un ragazzo che è Skorupski, lo ritengo fortissimo. Vediamo cosa deciderà Sabatini, se farlo giocare con continuità altrove o no. L’augurio più grande è che nella Roma vengano giocatori che prima di essere campioni tecnici lo siano caratterialmente, sposando un progetto importante, di una piazza che non è come le altre. Tra Galatasaray, Napoli e Roma quello che vivo ora è forse il contesto più complicato, ma quando festeggeremo qualcosa sarà tutto più bello. E noi vogliamo farlo presto, indipendentemente dai bilanci, dal potenziale economico, dai fatturati e dal monte ingaggi. Questo non toglie a nessuno l’ambizione di provarci. Non bisogna vincere a tutti i costi, ma bisogna far tutto per vincere”.

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