La Gazzetta dello Sport – De Rossi: “Vinciamone tre. Questa Roma è da terzo posto”

Senti parlare De Rossi e capisci tante cose. Parole sincere, serie, attente. Di uno che guarda già avanti. Certo, la Roma supera nettamente il Novara, ma lui, che ha giocato pure una partita neanche troppo bella, ringrazia: “Se oggi è andata bene, devo ringraziare il mio compagno di reparto, Kjaer, è stato strepitoso, un vero leader della difesa”. Ha giocato difensore centrale, come quel Roma-Juventus finita 1-1 (e lì aveva pure segnato una gol): “Ma in quella partita difendevamo tutti, in questa è stato più difficile perché c’erano più spazi e non trovavo la posizione giusta”. Ha giocato in un ruolo non suo, per necessità, non per scelta tecnica (“È stata dura, perché come il Novara prendeva la palla, faceva verticalizzazioni in profondità e io ho i riflessi da centrocampista”). Ha giocato. E se la Roma è ancora lassù, in corsa per il 3° posto lo deve anche a lui. A De Rossi, uno che sa cosa vuol dire affondare e poi rialzare la testa, senza ingoiare più acqua.

L’analisi – Si prende pure la colpa, sul primo gol dei torinesi (“Mi sono fatto anticipare”), e in campo mostra solo una faccia, quella che fa le scuse. Poi, però, rilancia: “Questa Roma è da terzo posto, basta infilare tre vittorie consecutive: col Lecce, e poi le due in casa. Ma il campionato finisce a maggio. E nemmeno con le parole. E lì davanti, se proprio devo dire la verità, la squadra più importante che sta davanti a noi è la Lazio. È quella più meritevole, anche se ora ha un calo, ma è stata al terzo posto dall’inizio. Poi, certo, c’è anche il Napoli in forma”.

Ancora a caldo – Sul gioco della Roma, invece, va oltre. “Su Luis Enrique sapete già tutti come la penso, e io mi diverto solo quando la Roma vince, non per un determinato tipo di gioco. Con Ranieri era diverso, lui ha una mentalità diversa. Ma ci ha portato a un punto dallo scudetto. E se Ranieri ce lo avesse fatto vincere, beh, gli avrei costruito un busto e me lo sarei tenuto in casa. Ma dopo solo un anno, non è facile tirare le somme, c’è bisogno di tempo. E sicuramente posso dire che in questa maniera si può arrivare a vincere, proprio come abbiamo fatto con Ranieri e Spalletti: dobbiamo tornare a quei livelli, ma c’è ancora da lavorare”. Poi, torna sulla partita contro il Novara: “Siamo stati bravi a reagire ed a tirare fuori il carattere. Una cosa che mi piace, di questa Roma, è che ci sono giocatori che giocano poco, ma poi quando vengono chiamati in causa fanno partite importanti, e si fanno sempre trovare pronti, come Bojan e come Marquinho”.

Chiusura di stile – Infine, la città, i tifosi, il tifo. “Dobbiamo lavorare, e i mugugni cittadini, o altre cose che sono successe quest’anno, li sentiamo, ma li mandiamo giù tutti. Dentro lo stadio la gente è in festa con te, questo è quello che conta. Naturalmente la contestazione con i cori ci può sempre stare, ma non si può parlare di una città intera, e devo dire che quest’anno allo stadio abbiamo trovato un’atmosfera unica. Spero che questa maturità non svanisca dopo il primo anno di questo, tra virgolette, progetto”. E parla uno che proprio su questo argomento poco tempo fa ha fatto uscire un po’ di dolore. Ma poco. Perché lui l’anima non se la fa mai calpestare.

La Gazzetta dello Sport – Gabriella Greison

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti