Il Messaggero – De Rossi all’arrivo

Gesti, sensazioni. Ipotesi. Ottimismo. Firma, non firma. Tutto e niente. Davanti all’omertà concordata di dirigenti e protagonisti in genere dell’affaire De Rossi, ci aggrappiamo alle immagini e alle poche parole distribuite in una zona mista qualsiasi. Daniele fa gol a Catania, si toglie la maglia, la sventola come una bandiera, la sventola con il cuore e con le mani davanti a se stesso, ai suoi compagni, ai tifosi del Catania, che tra l’altro la prendono malissimo e lo insultano. De Rossi fa gol e corre verso il suo capitano, Francesco Totti, gli avvolge il collo con quella maglia bagnata di sudore e pioggia, quasi a incastrarsi in un’unica entità. Poi, Daniele va in sala stampa e parla, facendo finta di non voler toccare l’argomento contratto, ma chiarendo subito che “l’accordo ancora non c’è”.

(…) “Quando tutto sarà deciso sarò io il primo a spiegare, ho il dovere di farlo. Io ho le idee chiare, il mio sogno è vincere con la Roma, una questione d’amore. Questa storia sta diventando una telenovela e questo non mi piace. Credo che la società sia quasi obbligata a dire qualcosa”. Provando a interpretare l’ultima frase: se De Rossi decidesse (o avesse deciso) di non firmare, la società non sarebbe obbligata a dire niente; se invece scegliesse (o avesse scelto) di firmare il contratto, la Roma avrà il dovere (e il piacere) di annunciare il lieto evento. E se, come diceva qualcuno, le parole sono importanti, forse ci siamo. In un senso o nell’altro. Ma possiamo solo pensarlo. Di certo c’è un’offerta da capogiro di Real e Manchester City (che ingolosisce la Lumian, società che gestisce Daniele, con a capo Berti e Alberto De Rossi) che induce Daniele a prendere tempo: nella sua testa ci sono i soldi, come è normale che sia, e gli obiettivi che, a quasi 29 anni, sono e saranno importanti, come sostiene Spalletti (“il tecnico che mi conosce meglio”).

Il progetto Roma è intrigante per Daniele, ma non gli dà garanzie di vittorie, ecco perché la clausola nel contratto potrebbe essere considerata una scappatoia in questo senso. Come a dire, io firmo, ma se vedo che le cose non vanno come dovrebbero, c’è un prezzo fissato per la cessione. Un prezzo non altissimo ovviamente, si discute anche di questo.(…) Baldini e Berti stanno continuando a trattare, anche ieri tra le parti ci sono stati altri contatti. Non gli ultimi. Ma quasi.

Il Messaggero – Alessandro Angeloni

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