Gazzetta dello Sport – Enigma De Rossi. Qual è il suo vero ruolo? La Roma si interroga

Può un top-player mondiale diventare un problema per la sua squadra del cuore? Difficile. Ma non nella Roma, dove Daniele De Rossi rischia di trasformarsi in un caso dai contorni anche meno lineari di quanto lo è già stato in questi primi quattro mesi giallorossi. Vediamo perché.

A TRIGORIA – De Rossi ieri ha interrotto l’allenamento prima per un’infiammazione alla caviglia destra, uscita malconcia dal pantano di Parma. Sembrava una cosa da poco, per Daniele non lo è, anche se a Trigoria sono fiduciosi riguardo un suo recupero domani. A Roma, però, è cominciata la rincorsa delle voci: malanno tattico, non ce la farà, non accetta il rientro di Tachtsidis. La sua disponibilità, in realtà, Daniele l’ha sempre data: in estate ha accorciato le vacanze per ripartire prima del previsto, poi ha giocato anche in condizioni non ottimali. Stavolta, forse, ci penserà un po’ più su.

RUOLO – Il grande equivoco tra De Rossi e Zeman, si sa, è la sua collocazione tattica: regista o mezzala? Daniele davanti alla difesa aveva trovato in Luis Enrique la sua musa ispiratrice, Zeman lo vede intermedio. Tranne, poi, rinnegarsi a Parma, dove per la seconda volta (dopo il Catania) lo ha spedito in cabina di regia, spostando a mezzo destro Bradley, indicato sempre come vice-Tachtsidis. Nel post-Parma, il boemo si è giustificato per l’inversione di ruolo: «Michael va più dentro di Daniele». Ricapitolando, viene da chiedersi: De Rossi dove deve giocare?

NUMERI – Nelle due partite da regista Daniele ha perso molte più palle (20 di media) che nelle 5 da mezzala, anche se ne ha recuperate di più (9 contro le 4,6). In crescita netta, da regista, anche i lanci sbagliati (12 contro 4,2), a testimonianza delle sue difficoltà nell’essere l’orologio del gioco zemaniano. Un altro dato che preoccupa, poi, è il rendimento dal rinnovo del contratto multimilionario (6 febbraio): 20 gare, con una media voto di 5,75 (5,81 nel finale dello scorso anno, 5,64 con Zeman), dato a cui fa da contraltare il 6,42 delle 12 gare disputate con l’Italia. Ecco, Zeman vorrebbe quel De Rossi lì, capace di credere fino in fondo a quello che fa anche nella Roma.

SABATINI – Ieri, intanto, il boemo poteva incassare la fiducia pubblica della società, ma non è stato così. «Le responsabilità non sono sue», ha detto il d.s. Sabatini a Roma Channel, senza però sbilanciarsi sul suo futuro. Il che conferma come la società si stia ponendo il problema. «Ma non sarà Delio Rossi il nostro allenatore, per caratteristiche generali». Già, ma perché non blindare pubblicamente Zeman? «Con lui abbiamo condiviso tutte le scelte di mercato, la rosa è stata sottoscritta dal tecnico. Tutti i nostri giocatori sono adatti al 4-3-3. Destro? Lo ricompreremmo alle stesse condizioni, il suo valore non si discute. Come quello di Pjanic: scontano congiunture sfavorevoli». Se De Rossi e Osvaldo (caviglia) domani non ci saranno, toccherà proprio a loro. Chissà che le congiunture non cambino.
Gazzetta dello Sport – Andrea Pugliese

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