Gazzetta dello Sport – De Rossi respinto. La rabbia del club: “La tv e Prandelli decisivi per lo stop”

de rossi

«Non penso mai ai com­plotti, sono per il calcio sano. È sinistro però che la Roma sia di­ ventata il soggetto per applica­re sempre la pena esemplare». Non usa nessuna metafora il d.s. Walter Sabatini per manife­stare il disappunto della Roma per la conferma della squalifica di tre turni a De Rossi per il pu­gno rifilato ad Icardi in Roma­ Inter (confermata anche la squalifica di Juan Jesus, i ne­razzurri si aspettavano uno sconto). Anzi, ci va giù, allar­ gando al codice etico ed alla non convocazione di Daniele in azzurro. «Alla fine al Mondiale tiferò uguale Italia, nonostante la presenza di Prandelli».
Boom, ma riannodiamo il na­stro.

 
LA TESI DI DANIELE Ieri ci ha provato anche lui, Daniele De Rossi, a convincere la Corte Fe­derale. «Quando ho sbagliato mi sono sempre preso le mie re­sponsabilità, ma questa volta non era un colpo violento, ho solo provato a divincolarmi», il senso delle parole del centro­campista della Roma (dove sta per arrivare un nuovo manager per i conti, Giorgio Francia). Il tentativo non è andato a segnoper la Corte Federale le immagi­ni sono inequivocabili: De Rossi ha colpito Icardi con un pugno volontario, la pena minima in questi casi è la squalifica di 3 turni. «Ma la prova televisiva non è applicabile, l’episodio è avvenuto sotto gli occhi di tre arbitri che guardavano verso quella direzione — ha detto il d.g. Baldissoni —. Possiamo parlare di moviola, non di prova tv. Bergonzi ha visto benissimo, non si può parlare di episodio violento. De Rossi? È venuto a ribadirlo». In particolare ricor­ dando il pugno a Mauri nel der­ by del 2012, quello sì volonta­ rio, tanto che il club non presen­tò ricorso. Alla fine, la Roma può consolarsi con l’annulla­mento della squalifica della Sud dopo i buu di Milan-­Roma.
LO SFOGO DEL D.S. Poi, è stata la volta di Sabatini, che si è sfogato quando la sentenza doveva anc ora arrivare, anche se chiari se­gnali erano già arrivati. «Quello di Daniele è un eccesso tattico, una furbizia per difendere la po­ sizione — dice — Non ha dato un pugno, non c’è cattiveria. Siamo al servizio delle tv, che determinano pensieri e decisio­ni». Poi l’altro affondo, su Pran­ delli. «Dopo la tv, la condanna l’ha anticipata lui non convocan­ do Daniele. Sarebbe stato me­glio chiamarlo, avrebbe potuto dare seguito dopo al codice eti­co». Sabatini poi ha toccato altri campi: Garcia («Gioca un calcio serio ma leggero»), Destro («Non si rende conto neanche quanto sia forte, se lima il carat­ tere…»), Pjanic («Stiamo trat­ tando il rinnovo, è difficile, ma ritengo che alla fine rimarrà a Roma»), Ljajic («Un talento, de­ ve prendere rischi») e Dodò («Fortissimo»). Infine un mes­ saggio alla Juve: «È stata più for­ tunata di noi, anche nei casi. Ma li attaccheremo fino alla fine, per il 1° posto non è finita».
JUAN JESUS Quanto a Juan Jesus, la decisione per l’Inter era nell’aria. Il club, al di là del classico «l’arbitro non poteva non aver visto», aveva invece basato il suo ricorso, discusso dall’avvocato Adriano Raffaelli, sulla poca chiarezza delle im­ magini Sky — che mostrano so­ lo la parte finale del contatto in­ criminato fra Juan Jesus e Ro­ magnoli — e dunque sull’im­ possibilità di definire come pugno quello che al massimo, per quanto si vede, poteva esse­ re considerato un colpo. Sicura­ mente meno grave di quello — e il precedente è stato ricordato — che vide protagonista Ibrahi­ movic ai tempi del Milan: al ros­ sonero la squalifica fu ridotta a 2 giornate, mentre a Juan Jesus ne restano 3. Tre come De Rossi, per un episodio — dice l’Inter — di entità diversa, per di più ese­ guito da un capitano (recidivo).

 

Gazzetta dello Sport – A.Pugliese

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti