De Rossi: “Siamo tutti sotto osservazione, compreso il mister. La squadra è forte, un errore parlare troppo di chi è partito” – VIDEO

Daniele De Rossi, capitano della Roma, ha parlato ai microfoni di DAZN. Nella sua lunga intervista ha toccato diversi argomenti, tra cui il la sua carriera, il momento della squadra e il suo futuro, in cui si vede nei panni di allenatore. Le parole del numero 16:

Sulla mentalità vincente…
Le grandi squadre hanno bisogno di grandi giocatori e di grandi uomini. Spesso e volentieri i grandi giocatori sono dei grandi uomini. Gente che ha in testa dalla mattina alla sera quello che sarà il risultato della domenica dopo e io penso che questo forse sia quello che ho imparato di più proprio dai miei avversari juventini, che poi per tanto tempo sono stati miei compagni in nazionale. Per certi versi mi sento molto simile a loro: più invecchio e più mi sento simile a quel tipo di mentalità. Siamo tutti i primi a dire che la famiglia ed i nostri figli sono più importanti, però come ore che gli dedico durante la giornata il calcio è il primo pensiero della mia vita, perché è il mio lavoro ed è la cosa che mi rende felice e mi rende felice quando lo faccio bene e quando i miei compagni lo fanno bene. Non riesco più a farlo passare in secondo piano, come forse tanti compagni e avversari fanno. Non penso che ci sia bisogno che uno che arriva la mattina al campo concentrato, in condizioni fisiche buone, che ha dormito bene, ha mangiato bene ed è pronto ad allenarsi bene sia romanista, curvarolo o baci la maglia ogni volta che segna. Quello è un qualcosa in più che fa piacere a bene ed ai tifosi, è un qualcosa che non posso togliermi addosso perché è la mia vita, è il mio essere, è così. Però non penso che sia determinante per poi riuscire a fare qualcosa di buono in campo.

Sulla sfida contro la Juventus…
Nella sfortuna abbiamo una fortuna: abbiamo talmente tanta pressione ultimamente per via della nostra classifica e delle nostre prestazioni che la pressione di uno Juve-Roma la viviamo relativamente male e con grossi pesi sulla schiena, siamo in un momento delicato perché sappiamo che dobbiamo fare meglio di quello che stiamo facendo. Sappiamo che siamo tutti sotto osservazione, mister compreso. Tutti quanti noi vogliamo fare una grande partita a Torino più per noi che per l’importanza della sfida stessa. Poi se andiamo nel dettaglio della sfida sappiamo che le pressioni non sono solo sulla nostra situazione di gioco, ma anche per l’avversario che avremo, il più forte che c’è.

Sulla sua carriera…
Quando ero piccolo avrei firmato in qualsiasi modo per fare la metà delle partite che ho fatto in Serie A, sono un privilegiato. Ho fatto il lavoro che amavo, nella città che amavo, con le persone che amo. Mi pesa guardare sotto il burrone, perché la fine è vicina, soprattutto in questo momento di infortunio, ho assaporato cosa significa stare lontano dalla squadra. So che mi farà male quando smetterò definitivamente di fare questo lavoro. Che manchino sei mesi, un anno, o tre anni, comunque nell’arco di una carriera siamo agli sgoccioli.

Sul suo infortunio…
E’ l’infortunio più grave della mia carriera. Si parla di cartilagine, ho subito una lesione grave. Sarebbe gravissimo se si dovesse rompere ancora a 35 anni. Ci vuole tempo, ho ripreso a correre e a calciare ma sono ancora indietro.

Sulla rosa della Roma…
La squadra è forte, i nuovi che sono arrivati sono forti. L’errore che abbiamo fatto è stato quello di parlare troppo dei giocatori che sono partiti. Il dolore per quelli che sono partiti rimane ancora oggi, ma doveva essere assimilato in maniera più sciolta. A livello di singoli le cose stanno migliorando e si stanno integrando bene.

Sul sorteggio di Champions League…
E’ l’inizio di un sogno e una pagina nera della mia carriera. Sono stato espulso, un rosso che ci ha penalizzato in una gara già complicata un paio di anni fa. E’ un peso che sento e ho sentito tanto dentro di me. Ora rimane solo l’avversaria che ci divide dalle prime otto di Europa.

Sul suo futuro…
Ho questo sogno di fare l’allenatore e se devo pensare a tutte le cose che deve fare un allenatore, la cosa che mi spaventa di più è quella di dover fare 100 interviste a settimana. Mio padre mi dice che fare l’allenatore è bello, ma è un lavoraccio (ride). Lui è un maestro proprio perché non ha avuto mai l’ambizione di diventare il nuovo Guardiola, Sacchi o Mourinho. Da lui posso imparare tante cose, anche come si sta al mondo quotidianamente. Non so se sarò capace ma viaggerò e studierò per imparare.

Siete una squadra molto giovane, chi è adatto alla Roma?
Siamo parecchi giovani, a volte parliamo di giovani e pensiamo ai ’99 e ai 2000 quando poi Lorenzo Pellegrini è un ’96, quindi un ragazzino anche lui. Lorenzo Pellegrini è un giocatore di un certo livello, anche il Bryan Cristante che stiamo vedendo nelle ultime 5,6,7 partite è in crescita ed è un calciatore molto forte. Ce ne sono tanti di giocatori forti, lo stesso Zaniolo è uno che è esploso in maniera incredibile anche se si poteva vedere già da luglio/agosto che era un giocatore veramente solido. Coric è un giocatore che a me piace tanto, ma non saprei dirti chi è adatto alla Roma, chi potrà andare in un club migliore della Roma, chi magari farà un passetto indietro. Perché in questa stagione, dove le cose non vanno benissimo a livello di squadra, probabilmente anche i giocatori singolarmente non stanno emergendo come potrebbero perché se andiamo a vedere i valori sono giocatori veramente forti, non ho citato Kluivert ed Under ma sono due attaccanti fenomenali. Lo stesso Patrik Schick è un giocatore veramente molto forte che sta anche lui incontrando difficoltà legate a quelle che poi sono anche le difficoltà di squadra.

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