De Rossi: «Lucho non era scemo. E io neanche matto a vederlo così bravo»

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La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese) – È una storia di stima reciproca, amicizia, anche qualche incomprensione, ma sempre face to face , occhi negli occhi. È il rapporto tra De Rossi e Luis Enrique, che stasera si ritroveranno da avversari tre anni dopo quella tribolata stagione, tra cappotti clamorosi (Fiorentina, Atalanta e Lecce o l’eliminazione con lo Slovan in Europa League) ed un progetto mai decollato. Ed è la storia di un rapporto vero, ancora saldo, «perché Luis Enrique è stato fondamentale per la mia scelta, è il miglior allenatore della mia carriera, ha riacceso la fiammella di cui ha bisogno ogni giocatore», disse Daniele il 6 febbraio 2012, il giorno del rinnovo di contratto. Poco dopo Lucho lo fece fuori, a Bergamo, per un ritardo di 5 minuti alla riunione tecnica. Ma il rapporto si ricompose in un amen.

LA TRASFORMAZIONE – «Fortunatamente altrove Luis ha dimostrato di non essere uno scemo come si pensava qui a Roma — dice De Rossi — Forse non era sponsorizzato, di certo mi ha fatto piacere perché vuol dire che non ero matto io a vedere certe cose. Poi è capitato in una grande squadra, ma lui e il suo staff sono brave persone, a prescindere da tutto: tattica, regolamenti interni. Faccio il tifo per loro, tranne per stasera ovviamente». Anche perché Luis Enrique fu il primo a trasformarlo in difensore aggiunto, con Daniele che all’epoca era il regista basso che spesso scivolava al centro della difesa, di fatto diventando un centrale aggiunto. Un po’ alla Mascherano. «Il suo percorso in futuro potrebbe essere anche il mio. È un discorso di opportunità e di necessità della squadra. Quando riesco a farlo in modo discreto come con la Juventus sono felice». 

TRA ERRORI E SPERANZE – E allora pazienza se negli ultimi giorni è finito nell’occhio del ciclone per l’espulsione con l’Italia («Ma non posso prendermela con nessuno: ho fatto un errore, a volte mi si annebbia la vista»). O se stasera la Sud continuerà nella sua protesta silenziosa contro gli ultimi provvedimenti («Quando le proteste sono così civili vanno rispettate. Certo, ci piacerebbe averli al nostro fianco»). L’importante sarà non subire contraccolpi stile Bayern. «Le due avversarie si assomigliano, forse sono le più arrembanti del mondo — chiude De Rossi — Ma quella fu una partita particolare. Stavolta sappiamo che sarà importante, ma non decisiva». E, probabilmente, la Roma sa anche che stasera dovrà soprattutto difendersi e non attaccare.

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