Il Messaggero – Il derby de noantri non abita più qui

Per un calciatore fare un gol nel derby vale il doppio o il triplo: Montella che ne fece quattro in un colpo solo è come se ne avesse fatti dodici. Questa volta, poi, il derby è speciale ancora di più specialissimo se si potesse usare questo superlativo: il popolo biancoceleste padrone di casa, e quello giallorosso ospite, lo vivono in apnea. Ha un’aria surreale per tutti, almeno fino a domenica sera quando finalmente comincerà, e il finalmente è legato anche all’insolita situazione che lo ha posto in calendario dopo la sosta azzurra e quindi la fame è maggiore. Poi c’è la grande curiosità di vedere quale sarà la reazione dei debuttanti: sono tanti, di qua e di là. Hanno appena assaggiato cos’è l’Olimpico, ma non sanno che nel derby è un’altra cosa.

E’ spettacolare sì, ma può intimidirti ed esaltarti nello stesso tempo. La gente è lontana dal terreno di gioco, nulla di meno moderno, ma senti il fiato sul collo, senti le voci che ruggiscono, e ti sembra una voce unica, che può darti quel che non hai e toglierti quel che avresti. La Lazio e la Roma sono nuove: tali le ha fatte il mercato, la Lazio con Klose dall’aria fredda e la capriola facile quanto il gol, con Cisse dalla spavalderia di un guascone francese del Senegal, capace in Inghilterra di negare le proprie terre alla caccia alla volpe o di posarsi in rosso in onore del Liverpool. E’ un tipo da derby: sanguigno. La Roma ha tante facce da bravi ragazzi appena entrati nel mondo del calcio nuovo di Luis Enrique, che barcelloneggia senza ancora la velocità dei blaugrana.

Totti questo derby lo vive da fuori, per il momento dedicandosi al gusto della battuta, un gusto che gli viene naturale e che, sotto sotto, e anche se non l’ammettono e si fingono indignados alla loro maniera, fa sorridere pure il denigratore. Di romano, in campo, (solo De Rossi, Rosi e Curci in giallorosso, nessuno in biancoceleste) c’è poco in questo derby speciale: inutile far previsioni sulle formazioni in campo, Luis Enrique per nascondere che Roma farà fa scendere dal muro di Trigoria gli arrampicati speciali. Per Roma città c’è da pensare soltanto a Capitan Futuro, Daniele De Rossi, romano e romanista. E quando serve, romanesco: si autoetichettò di “rosicone”, che non è espressione padana. Non è il “derby de noantri” da nessuna delle due parti: è l’effetto della globalizzazione. I “noantri” siamo noi, che dobbiamo prepararci a viverlo con lo spirito giusto. Calma, ragazzi: è solo il derby. Però, che derby!
IL MESSAGGERO – P. MEI

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