De Rossi: gol, rabbia e polemiche

Corriere dello Sport (R.Maida) – Esultanze e bufere. E’ derby anche questo. «Non facciamo i bigotti, dai» sottolinea Daniele De Rossi alla fine di una partita nata male e finita peggio. Fa i complimenti alla Lazio per la vittoria, «e accetto gli sfottò perché anche io al loro posto mi sarei comportato alla stessa maniera», ma prima con gli avversari aveva avuto un duro battibecco, subito dopo aver segnato il rigore del provvisorio 1-1, a ridosso dell’intervallo.

IMPAZZITO – Quando ha visto il pallone infilarsi alle spalle di Strakosha, buono per celebrare il primo gol in questo campionato, De Rossi è letteralmente esploso. Prima ha festeggiato guardando verso la Curva Nord, poi si è fermato davanti alla Tribuna Monte Mario sommerso dai compagni che lo festeggiavano. E in quel momento ha sradicato a calci dal proprio sostegno un microfono delle produzioni televisive piazzato a bordo campo. Un momento liberatorio, non bello ma molto verace e molto tifoso, al quale la panchina della Lazio ha reagito con sdegno. Uno dei collaboratori di Simone Inzaghi, Mario Cecchi, si è alzato urlando qualche parola non riferibile al giocatore, che a sua volta ha replicato con un gestaccio (si è toccato due volte le parti intime) e un labiale poco elegante.

RISPOSTA – La tensione era a mille, in quella fase della partita, non solo perché la Lazio contestava a ragione il rigore del pareggio, ma anche perché poco prima erano capitati altri due episodi-miccia. Dzeko ha discusso animatamente con Inzaghi che gli rimproverava di non aver restituito il pallone buttato in fallo laterale volontariamente da Strakosha per accelerare il cambio Lukaku-Felipe Anderson. E ancora prima la Roma si era irritata, con il team manager Manolo Zubiria calmato da Spalletti, quando Keita si era intrattenuto per qualche secondo davanti alla panchina per festeggiare il suo gol.

COINCIDENZE – La rabbia delle parti comunque è rientrata già durante la pausa tanto è vero che fino al brutto fallo di Rüdiger punito da Orsato con l’espulsione non ci sono stati altri momenti ruvidi all’interno di un derby complessivamente corretto. Però De Rossi non può gioire per il suo secondo gol alla Lazio perché, esattamente come otto anni fa quando segnò per la prima volta, sempre con Spalletti allenatore, la Roma ha perso. Nelle settimane in cui viene deciso il suo futuro – Baldissoni ieri ha confermato che la società «vuole tenerlo» – avrebbe gradito un altro finale di derby. Non accetta però, in qualità di capitano, che si discuta con severità della personalità della squadra: «Se entri nel nostro spogliatoio fai fatica a pensare una cosa del genere… E poi se siamo arrivati a giocare una partita così importante per il nostro campionato è perché ne abbiamo vinte tante altre prima. Poi è sicuro che dobbiamo migliorare, io per primo. Non siamo stati abbastanza bravi in questa stagione a vincere sempre. Evidentemente ancora non siamo così forti ma non mi permetterei mai di dire chi merita di giocare nella Roma e chi no, sarei un pazzo».

RILANCIODe Rossi è affranto però non molla l’obiettivo prioritario: «Spero non ci sia un contraccolpo psicologico per questa sconfitta. Non possiamo vivere il secondo posto come un contentino, perché sarebbe la maniera migliore per scivolare al terzo posto. Invece entrare in Champions non è un trofeo, non ci porta al Circo Massimo a festeggiare ma almeno ci restituisce l’appeal di una competizione importante».

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti