De Rossi: “È un bene che i Friedkin tengano tutti coi piedi per terra. Sarebbe un errore fare promesse che non si possono mantenere” – VIDEO

Daniele De Rossi è presente, insieme a Guido Fienga e Federico Balzaretti, alla nona edizione del Premio Calabrese che conferisce un riconoscimento a presidenti, dirigenti, allenatori ed ex calciatori ed è stato intervistato dai giornalisti presenti a proposito del suo futuro e della nuova proprietà della Roma. Queste le sue parole:

Sul suo futuro…

Sono in attesa di capire quando inizierà corso per allenatore, nel frattempo lavoro con lo staff che ho creato. Cerchiamo di entrare sempre più in sintonia tra di noi, ci confrontiamo e guardiamo tante partite, compatibilmente con le difficoltà attuali legate al Covid.

Su Pirlo…

Da calciatore aveva una visione diversa dagli altri, probabilmente ce l’avrà anche da allenatore. La Juventus ha richieste elevate, ma se c’era una persona giusta per la panchina bianconera si tratta proprio di lui. Ha i giusti attributi, sa prendersi la responsabilità dell’obiettivo di vincere.

De Rossi un altro predestinato?

Negli anni c’è stata tanta gente che poi non è arrivata, e tanti allenatori a cui non davi una lira che poi hanno fatto bene. Inzaghi ne è un esempio. Io innanzitutto devo prendere il patentino, poi vedremo. Gattuso anche, soprattutto dal punto di vista dello sviluppo del gioco. Insomma, parlare molto prima non ha senso. Di sicuro ho grande voglia e penso di avere anche qualche idea. Prima di tutto però devo prendere il patentino, poi vedremo.

Sulla possibilità di allenare la Fiorentina…

Spero di avere opportunità importanti, la Fiorentina sarebbe un’opportunità gigante, una piazza dove io andrei a piedi. Ma qualsiasi altra squadra di Serie A sarebbe una partenza con i fiocchi.

La Roma?

Io ora devo solo pensare a fare questo percorso, diventare allenatore. Poi vedere chi sarà interessato a me. Parlare del nulla non serve, anche perché qui ogni parola mia pesa il doppio, anche fortunatamente aggiungo. Non è corretto parlare ora, anche perché c’è gente che sta lavorando, l’allenatore e una società nuova. Rispetto Fonseca, che mio padre tra l’altro mi dice essere una persona incredibile, squisita.

Quale errore non dovrà fare Friedkin?

Io devo prendere il patentino da allenatore, quello da dirigente lo lascio a chi vorrà fare quel percorso lì. Non mi sento di dare consigli particolari. Il fatto di tenere tutti quanti piedi per terra come mi sembra di aver capito che voglia fare Friedkin è un bene, alla lunga fare promesse che poi non possono essere mantenute è un errore in una piazza passionale e focosa come Roma. Accendere gli animi subito può essere pericoloso, soprattutto se poi sono cose che non si possono mantenere. Meglio partire più calmi e poi magari stupire tutti.

Il ritorno di Totti alla Roma?

Dovreste chiederlo a lui. Ci siamo sentiti un paio di giorni fa, ma senza parlare di calcio.

Dzeko alla Juventus?

Il mercato è una cosa molto estiva, da giornalisti, io penso a fare l’allenatore.

L’addio al calcio?

Senza campo non è durissima, da quando ho smesso non ho più toccato un pallone. Non mi manca particolarmente il calcio, anche se avrei voluto vivere un po’ di più il Boca. Lì ci ho lasciato un pezzo di cuore, forse perché non ho dato quello che avrei voluto, sento di aver perso quell’anno in più che avrei potuto dedicare a un posto davvero speciale. A Roma, invece, sento di aver dato tutto quello che potevo, nel bene e nel male. Poi alzarti dal letto senza dolori è un regalo che ti sei meritato dopo venti anni.

Nostalgia della Roma?

La Roma mi manca. Incontro spesso tifosi che mi dicono che gli manco e loro mancano a me. E’ stato un percorso lungo e pieno d’amore, ma l’addio l’ho metabolizzato negli anni. Se mi fossi svegliato il giorno della conferenza senza essere pronto non lo avrei vissuto bene.

Ti senti di più un vecchio giocatore o un giovane allenatore?

Diciamo che sono un pensionato giovane.

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