De Rossi: “A livello fisico e atletico mi sento bene come non mi sentivo da tanto tempo. Italia? Siamo come la Roma, possiamo vincere con chiunque. Totti-Spalletti? Erano tensioni molto meno grandi per noi all’interno. Se andassi via mi piacerebbe provare un’esperienza in America, non mi vedo in altri club italiani. L’anno prossimo giocherò nella Capitale. Noi De Rossi non siamo mai troppo pubblicizzati…” – FOTO

de rossi italia conferenza

Daniele De Rossi, centrocampista della Roma, è stato convocato per gli Europei che si terranno in Francia tra pochi giorni. Il numero 16 risponde alle domande dei giornalisti a Coverciano durante la consueta conferenza stampa. Queste le sue parole:

Come stai, come ti senti?
La condizione fisica attuale è ottima nonostante questo piccolo fastidio al tendine, che è una parte del corpo delicata per me, ci ho sofferto parecchio in passato. A Roma avevo fatto un lavoro incredibile con lo staff e con il mio fisioterapista e non sentivo dolore da un anno e mezzo, il fastidio è ricomparso, forse a causa dei campi più duri e del caldo. Ma ho letto un po’ di preoccupazione eccessiva, è un’infiammazione, non passa se non ti fermi e riposi, ci vuole tempo, ma a livello fisico e atletico mi sento bene come non mi sentivo da tanto tempo.

Conte vi sta caricando per l’Europeo?
Lui è uno che punta tanto sul motivare il gruppo, ci puntano tanti allenatori, ma lui riesce ad arrivarci, a toccare quelle corde, a motivare un calciatore. In questo momento chiunque voglia caricare una squadra come noi spingerebbe su questi tasti. Non siamo favoriti, ma abbiamo l’orgoglio storico degli italiani, siamo organizzati e stiamo lavorando duramente. Siamo una buona squadra, potenzialmente possiamo battere ogni squadra contro cui giochiamo. Negli anni con la Roma ho vissuto situazioni simili, non eravamo una schiacciasassi, non eravamo una rosa costruita per vincere, ma potevamo vincere con chiunque. Dobbiamo dare consapevolezza ai nostri avversari che possono perdere contro di noi.

Come hai vissuto tutto quello successo tra Totti e Spalletti?
E’ sempre spiacevole per un giocatore quando ci sono delle tensioni all’interno dello spogliatoio, sopratutto quando la cosa riguarda uno degli allenatori più forti della storia della Roma e il giocatore più forte della storia della Roma. Erano però tensioni molto meno grandi per noi che lo vivevamo quotidianamente. A Roma si crea una catastrofe visti i due, era inutile parlarne, chiunque parlava creava solo scompiglio all’interno e all’esterno, non ne ho mai parlato per questo, non vedo perché devo parlarne oggi. E’ molto poco interessante oggi parlarne, sia per me sia per voi.

Che sensazioni hai avuto nel lottare per una maglia?
La differenza grande era che le altre volte ero praticamente sicuro che sarei stato nei 23, anche se avessi fallito nelle amichevoli. Così è stato nel 2010 e nel 2012, sei conscio e consapevole della graduatoria dell’allenatore. Conte punta molto sulla condizione atletica e io ho avuto diversi infortuni ripetuti, quindi ero un punto di domanda per l’allenatore. Ho dovuto fare un tipo di lavoro diverso per approcciarmi a questo appuntamento. Gli altri anni partivi preparandoti per la competizione, quest’anno invece per me era decisiva anche la partitella in allenamento del giovedì. Dovevo dimostrare di star bene, come sto.

Hai iniziato a pensare ad una data di scadenza per la tua storia con l’Italia? L’Italia può vincere l’Europeo?
Non mi pongo questi problemi di scadenza. Un obiettivo era raggiungere la convocazione, ma non è che vengo qui a gonfiare il petto, per me è normale essere convocato, lo dico senza spocchia, il mio obiettivo è fare un grande Europeo e vincerlo. Era solo un primo passo, non l’obiettivo principale. Non c’è una scadenza per la Nazionale, è come la vivo io, la deciderà il prossimo allenatore, che sceglierà chi può e chi non può giocare. Tante volte uno dà l’addio per anticipare la scelta degli altri, che è un po’ una furbata. So che il calcio finisce, la forma fisica scade, ma deciderà il prossimo allenatore a convocarmi o meno. Io lascerò ogni porta aperta se un giorno ci sarà, che ne so, Italia-Far Oer e non si arriverà a 23 io ci sarò. Non mi vergognerei se non mi dovessero convocare. Non si dà l’addio alla Nazionale a meno che non ci siano grossi problemi fisici. Vincere? Come ho detto l’Italia è una squadra che può vincere contro chiunque, contro le più forti, dobbiamo passare il turno e poi giocare tutte finali, ma quando arrivi a quel livello è così. Vincere contro tutti possiamo già farlo, dobbiamo arrivare a vincere 7-8 volte di fila.

Il lavoro fisico di Conte quanto vi può aiutare? Avete freschezza atletica?
Non lo sappiamo, qualsiasi cosa dica adesso potrei essere sbugiardato, come si dice a Roma, in vista delle prossime partite che contano. Prima si può leggere in tutti e due i modi: gente più fresca o gente meno allenata a fare partite di alto livello. Il lavoro che facciamo qui è durissimo, forse il più duro di quelli fatti in carriera con tutti gli allenatore che ho avuto. La Juve di Conte aveva forza e resistenza fisica oltre ad una grande forza tecnica, quindi sono fiducioso che possa essere l’arma in più per questo Europeo, potremo sfruttare questa cosa, anche se ci saranno solo sette partite.

Differenze tattiche tra Spalletti e Conte? Hai parlato di infortuni: ti sei allenato in vista degli Europei?
E’ un vantaggio assoluto avere un allenatore che cura tanto il lato tecnico con i video, così da sapere sempre dove hai i tuoi compagni in campo. Poi ci sono i giocatori in grado di percepire dove stanno i compagni naturalmente, ma se non vengono assistiti da una buona squadra non vanno lontano. La mia posizione? Qualcosina può cambiare, un allenatore ti può chiedere di stare più alto o basso ma l’impostazione molto attenta alla tattica è qualcosa che trovo sia qui sia a Roma. A me fa stare bene ma come tutti i giocatori. L’infortunio? Non c’entra il tendine. Durante la stagione ho avuto problemi al polpaccio, al flessore, alla caviglia… Però non mi sono mai allenato o risparmiato in prospettiva dell’Europeo. Un paio di questi infortuni, anzi, me li sono fatti per rientrare prima con la Roma e non per la Nazionale, come per la sfida di Champions contro il Real Madrid, dove non avrei dovuto giocare viste le condizioni. Se avessi pensato solo all’Europeo sarei stato al caldo del mio palchetto a vedere i compagni. Invece ho sempre forzato il mio rientro perché volevo dare una mano ai miei compagni, perché me lo ha chiesto l’allenatore e perché mi piace giocare. Inoltre si era riaperta la possibilità di ottenere il secondo posto quindi gli obiettivi erano diventati due a maggio: finire bene con la Roma e ottenere la convocazione in Nazionale

Siete pochi romanisti in Nazionale, ti senti di consigliare al tuo club di puntare più sui giovani italiani?
La Juve ha sempre portato tanti giocatori alla Nazionale, ha sempre dato una grossa spinta, un grosso gruppo di giocatori, è normale che sia così. Essere in tre in Nazionale su un gruppo di 23 non è poco, siamo più di Inter e Milan, è la dimostrazione è che ci sono giocatori romanisti in Nazionale. Non devo consigliare nulla sui giovani alla mia squadra, la Primavera ha raggiunto due giorni fa la finale scudetto. Ci puntano tanto sul settore giovanile, Primavera, Allievi e Giovanissimi sono sempre ad alti livelli e arrivano sempre in fondo alle competizioni che disputano. E’ un merito di Sabatini, Conti, Massara, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La Primavera sta andando bene anche in Youth League, qualcosa significa. Il settore giovanile è un qualcosa di importante perché ti può dare dei giocatori, come me, Francesco e Florenzi, o magari puoi venderli per arrivare a giocatori più pronti. Diventa un introito importante, puntarci è qualcosa di giusto e la Roma lo fa meglio di chiunque altro. Ah, non parlate mai dell’allenatore della Primavera (Alberto De Rossi, padre di Daniele, ndr), vi guardate bene dal farlo. Io anche non ne parlo mai, noi De Rossi non siamo mai troppo pubblicizzati a Roma, i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Oggi è la festa della Repubblica…
Noi non siamo qui a salvare la Patria però per quanto mi riguarda ho sempre dato grande rilevanza a questa maglietta, per una forte appartenenza a questa maglia e a quella della Roma, sentendomi incaricato di qualcosa di importante. Ritrovare l’orgoglio nazionale con il calcio è più facile, visto che siamo sfiduciati da alcuni nostri connazionali. Nonostante non sia facile, bisognerebbe unirsi. Il calcio ci porta a tifare tutti per una stessa squadra e dovremmo fare anche per altre cose.

I tifosi stanno contestando la scelta della 10 a Motta. Ci hai mai pensato a prenderla?
I numeri di maglia sono importanti quando sei un po’ più giovane, cose un po’ più frivole, scaramanzie, che ho avuto anche io. Il 10 l’ho presi controvoglia ai tempi, non lo chiesi fu una storia geopolitica, visto ciò che significava giocare a Roma con il 10. Non penso l’abbia scelta Thiago, ma l’ha accettata perché ragiona come ragiono io, non credo gli importasse più di tanto, è un ragazzo eccezionale, non crea problemi. La gente che si diverte a parlare di Thiago Motta e a parlare degli altri grandi 10 del passato dovrebbe venire a fare due palleggi con lui e vedere come tocca il pallone, dovrebbe sciacquarsi la bocca quando parla di lui. Ha vinto tutto, dal punto di vista tecnico è quello che più si avvicina ai 10 del passato. Ha caratteristiche diverse fai fenomeni come Totti, Baggio e Del Piero, ma se lo può permettere quel numero, tecnicamente non è inferiore se la vogliamo dire tutta.

Pirlo quanto manca?
Manca al calcio italiano, mancano tanti di questi campioni. Altre volte l’Italia aveva 1-2-3 stelle assolute, che ti potevano risolvere la partita in qualsiasi momento, lui era uno di questi, ma aveva anche una continuità incredibile. Ha fatto una scelta Conte e ha fatto una scelta lui, è andato a vivere nel posto più bello che c’è per vivere. Sono contento per la scelta che ha fatto, ha ragionato nel farla, lo sento spesso, mi manca, mi manca la sua presenza qui. Penso che lui la creda come me, aggrapparsi per forza ad un ruolo non lo vedo necessario e neanche lui.

Tu in America ti vedi?
Non lo so, è un discorso che non bisogna fare oggi. Mi piacerebbe provare un’esperienza lì se mi vedo lontano dalla Roma. E’ un calcio emozionalmente lontano dalla Roma, un distacco completo dalla Roma, completamente distaccato, non mi vedo al Milan, all’Inter o alla Juve. Non posso competere con la squadra del mio cuore. L’anno prossimo giocherò sicuramente con la Roma.

In che modulo possiamo vedere il miglior De Rossi?
Non lo so, in allenamento siamo tutti forti senza avversari, poi in campo bisogna vedere come si piazza l’avversario, parlarne prima non serve, potremmo essere smentiti subito alla prima sfida. Questi moduli li ho fatti quasi tutti, l’età mi dà un vantaggio. E’ un serbatoio importante avere questa conoscenza. A Roma giochiamo con un modulo ancora diverso.

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