De Rossi al veleno: “Merito rispetto”

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Il Messaggero (A.Angeloni) – Sarebbe bello vederlo un po’ più sorridente, più sereno, perché in fondo questo è il momento migliore per lui, che viene da una stagione costellata dagli infortuni che prima lo hanno allontanato dalla Nazionale e poi gli hanno fatto rischiare di lisciare l’appuntamento in Francia. Daniele De Rossi oggi è uno dei protagonisti del bell’Europeo che l’Italia sta disputando, è tornato titolare e leader, in più sta diventando papà per la terza volta (verso la fine di agosto). Perché questi occhi malinconici, questo sguardo basso e austero, questa manifesta amarezza? Cosa non va davvero? Forse nulla ed è solo un’impressione, ma il romanista dà spesso la sensazione di volersi liberare di una tensione accumulata e sempre viva in lui, più figlia dei venti di Roma che non quelli che tirano qui nel sud della Francia. Lo ascolti e ti convinci che il problema forse sia la sua città con i relativi chiacchiericci, la Roma con i suoi dirigenti, i romanisti-commercialisti (la definizione è sua, riferita a chi si occupa troppo spesso e a sproposito dei soldi altrui, in questo caso suoi). Insomma quello che doveva essere amore (con Roma) invece era un calesse e quella fascia da capitano dei giallorossi, sua fino in fondo rischia di non esserlo mai, perché Totti giocherà ancora in giallorosso per un altro anno, così come lui (è a scadenza).

QUESTIONE DI FEELING – Sono tanti, tuttavia, a Roma che gli vogliono bene, che non scelgono De Rossi o Totti, che non guardano se guadagna cinque o dieci. Poi c’è anche chi penserà il contrario, ma pazienza. Vada oltre, Daniele. Lui, invece, troppe volte si è sentito (lo hanno fatto sentire) un peso anche per il club, che negli anni ha manifestato insofferenza per il suo ingaggio. Questa storia non gli è andata mai giù e ancora oggi lo irrita. Critiche, critiche, altre critiche. Daniele è diventato il centro dei luoghi comuni: c’è quello che lo racconta come un mai banale quello secondo cui passeggia per il campo da anni e quello che dice soffre la presenza di Totti. E in più, tornando alla Nazionale, era stato fatto fuori da Conte. E così via. Le critiche arrivano, ti attraversano e poi volano via. Ma questo non vale per tutti, evidentemente. «Invecchiando ho imparato a non soffermarmi su chi dà giudizi affrettati: spesso chi lo fa non sa distinguere un pallone da una noce di cocco. E’ la verità». Daniele ama sentir parlare solo chi in campo c’è stato, e cita Giancarlo Marocchi e Daniele Adani. «Si diceva che passeggiavo per il campo, ma io ero solo infortunato e Conte si era solo spaventato: ho fatto bene anche con la Roma, ma quando si vinceva senza di me, qualcuno diceva ecco, è fatta, ce lo siamo tolti di torno…». Daniele si sente quasi accerchiato. «Il mio rapporto con Roma è buono, le mie parole non sono malinconiche, con l’età ho imparato a non guardare troppo alle critiche».

AZZURRO DENTRO – De Rossi sta ritrovando se stesso, forse ci sta riuscendo proprio attraverso la maglia azzurra, che lui ha sempre portato addosso con orgoglio. Ecco perché dovrebbe sorridere. L’Italia, si va dicendo, non ha talento, lui forse ne ha. Ma non lo ammette. «La vera stella è Antonio Conte, un animale da campo. Mi avrebbe sorpreso saperlo alla guida dell’Italia per tanto tempo, infatti andrà via. Per ora è qui con noi e mostra tutta la sua trascinante mentalità. Io non sono una stella, perché questo termine va bene per gente come Ibra, Ronaldo: diciamo che sono un calciatore forte in un gruppo che ha caratteristiche specifiche, dalla compattezza alla forza nei cambi fino alla difesa più forte del mondo. Ma ormai abbiamo scoperto le carte e su di noi ci sarà maggiore attenzione da qui in avanti. La vittoria finale? Bisogna essere realisti, però noi ci proviamo ad andare avanti il più possibile. Sapendo che avremo ragione sono vincendo». Forse in quel caso torneremo a sorridere tutti.

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