Il Messaggero – Barcaccia sfregiata, restauro lampo: ma i danni degli ultrà sono permanenti

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Quando il secolare travertino si sbriciola, polverizzato sotto le picconate folli di bottiglie di vetro usate come mazze, è perduto per sempre. E ce n’è di travertino perso “come lacrime nella pioggia” nella fontana della Barcaccia, capolavoro barocco di Pietro Bernini, che è stato devastato dalla furia incivile dei tifosi olandesi del Feyenoord. «Danni permanenti e non recuperabili che lasciano una ferita indelebile», mormora con amarezza l’Assessore capitolino alla Cultura Giovanna Marinelli. Il giorno dopo l’assalto di delirante vandalismo degli hooligans, il bollettino medico del gioiello di piazza di Spagna suscita indignazione. La stima dei danni materiali può apparire esigua se si calcola solo l’intervento di restauro tecnico in circa 10mila euro. La Barcaccia non ha subito spesse mutilazioni, solo diffusi distacchi tra cui uno scheggione di 10 centimetri. Ma a pesare come un macigno è il danno simbolico incalcolabile. L’immagine del monumento brutalizzato, ridotto a impietosa discarica che ha fatto il giro del mondo. E quelle spaccature diffuse, 110 scheggiature per l’esattezza, che hanno annullato per sempre lembi della fontana, che non potranno essere più risarciti. E che erano tornati al candore originario di quattro secoli fa grazie al restauro concluso il 22 settembre scorso. «Appena l’ho vista, mi veniva da piangere», commentava ieri la restauratrice Luigia Gambino. Uno choc per il capolavoro voluto nel 1627 da papa Urbano VIII Barberini, e che sfoggia già l’estro geniale di Gian Lorenzo Bernini, quando giovanissimo prese parte all’impresa scultorea del padre. La mobilitazione è scattata subito. Il ministro per i beni culturali Dario Franceschini ha incaricato i vertici dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro di affiancare con esperti di superfici lapidee la squadra di tecnici messa in campo dalla Sovrintendenza capitolina guidata da Claudio Parisi Presicce. L’équipe di dieci professionisti (arrivati anche dal cantiere della fontana di Trevi) hanno setacciato il monumento centimetro per centimetro, lavorando dodici ore consecutive. Lo stato di salute è ora stazionario. Ieri, alle ore 17, l’acqua è tornata a sgorgare, in una cerimonia che ha emozionato le centinaia di persone arrivate, dopo che tante mani anonime nella mattinata avevano lasciato rose rosse sul bordo della vasca in segno di affetto.

CHI VUOLE PAGARE E non manca ora una cordata di aziende disponibili a pagare il restyling della Barcaccia che non è concluso, visto che nei prossimi mesi, ogni venerdì, dovrà essere svuotata e monitorata. In lizza, la Telecom, Acea, Banca Fimat, la Figc e la multinazionale Nexive. «La fontana ha subito 110 colpi con il lancio di bottiglie – avverte il Sovrintendente Presicce – Sono scalfitture di varia profondità e grandezza che hanno ridotto in polvere porzioni della pellicola del travertino, lasciando delle cicatrici come lividi». A subire i danni maggiori, la parte centrale, il cosiddetto candelabro: «Sull’orlo si sono concentrati i colpi delle bottiglie – indica Presicce – Il frammento di travertino maggiore, di 10 centimetri, è stato rinvenuto nel piatto, insieme ad un puzzle di altri tasselli». Per risanare la Barcaccia l’équipe ha lavorato senza sosta: «Lo scheggione è stato riposizionato sul bordo del candelabro con resina speciale – annuncia Presicce – Lì dove è stato possibile abbiamo ripristinato la pellicola in pietra con lo stucco».

Il Messaggero – L. Larcan

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