Dal calcio europeo no a Istanbul, “Spostate la finale di Champions”

 

La questione turca è arrivata all’Uefa e la più importante istituzione del calcio europeo, da sempre irremovibile nel vietare manifestazioni politiche nelle proprie competizioni, rischia di trovarsi in imbarazzo. Troppi calciatori espongono da giorni il loro sostegno alla guerra di Erdogan, anche attraverso gesti espliciti durante una gara di qualificazione all’Europeo. Allo Stade de France, a fine partita, il festeggiamento della squadra turca: saluto militare ai 3800 turchi in tribuna, quasi una risposta allo striscione francese “Smettetela di massacrare i curdi“. Era andata così anche pochi giorni fa contro l’Albania. Ora la Commissione disciplinare Uefa dovrà stabilire se sia un esplicito riferimento politico (e in questo caso l’inchiesta potrebbe portare alla squalifica dei calciatori), oppure se sia un gesto interpretabile, che può essere letto con accezioni diverse da quella politica. Per molti è necessario un segnale, chiedendo all’Uefa di valutare se sia opportuno mantenere la finale di Champions League a Istanbul. La questione ha colpito allo stomaco anche il calcio italiano: i tifosi della Roma hanno visto Under esplicitare lo stesso saluto militare tramite social, con indosso la maglietta giallorossa. Un putiferio in cui la Roma non ha voluto (o potuto) metter bocca, per non alimentare tensioni in vista della trasferta della squadra a Istanbul a fine novembre, per giunta contro il Basaksehir, squadra vicinissima al presidente Erdogan. Stesso discorso per la Juve, che ha deciso di ignorare il post di Demiral a sostegno dell’attacco ai curdi. Solo il St.Pauli di Amburgo per un episodio simile ha licenziato Cenk Sahin. Lo scrive La Repubblica.

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