Dacourt: “I calciatori non devono essere obbligati a tagliarsi lo stipendio. La pressione a Roma è alta”

Dal campo di calcio alla televisione, questa l’evoluzione recente di Olivier Dacourt. L’ex centrocampista francese, con un passato nella Roma dal 2003 al 2006, ha rilasciato un’intervista all’emittente radiofonica Centro Suono Sport. Tra i temi affrontati, Dacourt è tornato sul suo passato in giallorosso ed ha commentato la situazione delicata che sta vivendo il calcio, e non solo, a causa del Coronavirus. Di seguito le sue parole:

Sulla ripresa dei campionati.

Nessuno sa quando ne usciremo, prima di iniziare a giocare nuovamente le squadre avranno bisogno di settimane o mesi per la preparazione. Capisco benissimo che ci siano tanti soldi in ballo, ma di fronte ad un’emergenza di questa portata abbiamo l’obbligo di pensare alla salute perché il calcio torna ad essere solamente un gioco. La UEFA sicuramente perderà molti soldi ma vorrei ricordare anche i tanti club che rischiano il fallimento. Il calcio è fatto di emozioni, sia per gli atleti che per i tifosi, tornare a giocare senza pubblico non ha senso, preferisco aspettare.

Sui francesi passati da Trigoria.

È molto complicato parlare di calciatori accostati alla Roma perché l’ambiente è difficile da gestire. Nzonzi, Gonalons e Grenier sono tre ottimi calciatori che non hanno lasciato il segno, purtroppo quando la squadra va male le cose possono essere molto difficili. In passato sono stato criticato anche io dopo aver detto di non percepire lo stipendio da sei mesi ma ho giocato ugualmente una buona partita nonostante i fischi. Non tutti i calciatori sono uguali però, molti vanno in difficoltà sotto pressione.

Sul taglio stipendi.

Non penso che i calciatori debbano essere obbligati a tagliarsi l’ingaggio, ognuno ha una propria responsabilità e dovrebbe aiutare la società se ne sente l’esigenza. I giocatori del Bayern hanno raccolto tanti soldi per scelta loro, non per un’imposizione esterna. Ci sono tante categorie con ingaggi importanti eppure si parla sempre di calciatori. Quando ho lasciato la Roma sono andato all’Inter perché non vincevano lo Scudetto da molto ed ho sempre amato le sfide. A Roma ho trascorso degli anni fantastici ma ho il rimpianto di non aver vinto nulla, mi è dispiaciuto tantissimo perché i tifosi lo meritavano.

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