Da Roma a Torino e Milano tutti i guai dei calciatori al volante

Il Tempo (E.Menghi) – La saga dei calciatori «fast and furious» continua. Sulle strade di Roma o dall’altra parte del mondo, a notte fonda o in pieno giorno, l’alta velocità è un vizio per molti giocatori, che spesso però finiscono col trasformare le loro auto di lusso in veri e propri rottami. Bruno Peres è solo l’ultimo, e nemmeno nuovo, pericolo al volante. Nel 2002 una Ferrari grigia si schiantava come un proiettile contro i cassonetti in viale Oceano Pacifico, all’Eur, qualche minuto prima delle 7 del mattino e poche ore dopo la bruciante sconfitta per 3-0 contro il Real Madrid: a bordo c’era Zebina con un amico di Candela, a cui era intestato il veicolo. Proprio all’esterno francese era stata invece ritirata la patente quando, in compagnia del compagno di squadra Montella (stessa punizione, multa compresa), viaggiava a tutta velocità sulla corsia d’emergenza del Grande Raccordo Anulare. Trattamento uguale per l’allora 23enne Totti, «beccato» dalla polizia mentre furbescamente provava a superare la coda. Cassano nella sua biografia racconta di uno schianto sulla Colombo in cui ebbe paura di morire: ne uscì illeso e simulò che alla guida c’era il cugino.

Il brasiliano Lima alle 3.30 di notte perse il controllo della Mercedes in viale Marconi e finì addosso alle vetture parcheggiate, oltre che al San Camillo per una contusione al torace. Iturbe distrusse un SUV in Paraguay scontrandosi con un camion. Bojan e Josè Angel andarono addosso ad un motorino all’Eur e sdrammatizzarono: «Guidare a Roma è complicato». Ne sa qualcosa El Shaarawy, che nel 2016 con la sua AudiA3 ha travolto una Panda sulla Pontina (ai tempi del Milan invece soccorse De Sciglio che si era ribaltato). Perotti è stato tamponato sulla Laurentina, danni alla Porsche, nessun problema per lui. Digne era stato «colpito» dopo l’allenamento dalle parti di Trigoria e Dodò era stato centrato da un furgone, ma se l’era cavata con un CID. Non solo giallorossi, l’ex laziale Keita fece un frontale alle 4 del mattino con una Lamborghini Gallardo noleggiata: 108mila euro di danni. Pasquetta del 2015 poco tranquilla per Cataldi, coinvolto in uno scontro con altre due auto a Formello.

Lontano dal GRA non va meglio, famoso è il caso del neo lazilae Caceres, messo fuori squadra ai tempi della Juventus dopo un grave incidente in Ferrari, con cui distrusse una pensilina alla fermata dell’autobus: «Lede la nostra immagine», ammonì il club scoprendo che il giocatore era risultato positivo all’alcol test. Nello stesso anno, il 2015, Vidal venne persino arrestato per guida in stato d’ebbrezza a Santiago del Cile: frontale per lo juventino che viaggiava con la moglie. Neymar fece la fiancata alla sua 458 Spider appena fuori Barcellona: «solo» migliaia di euro di danni. Niang è finito in un maxi incidente con 4 auto tamponate e un testa coda. La patente gli era stata ritirata tempo prima e il tribunale francese lo condannò a 18 mesi con la condizionale. Non poteva certo mancare Balotelli: agosto 2014, Manchester, scontro tra la sua Audi R8 e un SUV. Luca Toni andò a sbattere sull’autostrada A7 in direzione Genova.

Beckham una volta ha perso il controllo della sua moto dopo aver imboccato controsenso Sunset Strip in California. Cristiano Ronaldo si schiantò con la Ferrari ai tempi del Manchester. Banega si dimenticò il freno a mano e venne investito dalla sua stessa macchina e pochi mesi dopo gli andò a fuoco la Ferrari. La porsche bianca dell’ex Napoli Henrique si accartocciò vicino Castelvolturno, Campagnaro su una statale argentina è stato miracolato: tre morti, lui se la cavò con un trauma cranico. C’è a chi è andata peggio: Maicon dello Shakhtar è morto a 26 anni in un incidente d’auto a Donetsk, l’ex Milan Lentini si fece un mese di coma nel 1993 dopo uno schianto a 200 km/h, il figlio di Giovanni Galli, Niccolò, perse la vita contro un maledetto tubo d’acciaio.

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