Gianluca Curci, ex portiere della Roma, ha rilasciato un’intervista a Fanpage.it, soffermandosi anche sulla sua esperienza in giallorosso.
Di seguito le sue dichiarazioni
C’è un errore di qualche compagno che ti ha davvero sorpreso? “Non mi sarei mai aspettato che Totti sbagliasse un rigore, quello no, ma è successo anche questo. Incredibile (ride, n.d.r.). A parte gli scherzi, di errori se ne commettono tanti in una partita e non mi sembra il caso di citarne uno in particolare, anche perché ne ho fatti anch’io parecchi.”
Dal settore giovanile allo spogliatoio dei grandi: che emozione è stata? “Indescrivibile, da far tremare le gambe. Guardavo il Capitano e pensavo di sognare. Mi chiedevo: ‘Ma io che ci faccio qui?’. Poi ci fai l’abitudine, ma all’inizio è stata durissima.”
Come sei stato accolto? “Totti è un leader più con i fatti che con le parole. Sono stati tutti gentilissimi con me, cosa non scontata. Ricordo il primo ritiro: prima di entrare in campo c’era tensione ed Emerson venne a tranquillizzarmi. Anche Samuel mi ha aiutato molto: durissimo in campo, ma sempre disponibile con i più giovani.”
Sull’esordio all’Olimpico: “Giocare in Serie A era il mio sogno, farlo con la Roma qualcosa di impensabile. Ho saputo di essere titolare due ore prima, quando Delneri ha dato la formazione. Era il 19 dicembre: 5-1 al Parma, con il record di Totti che ha impreziosito il mio esordio.”
Su Cassano e le sue ‘cassanate’: “Antonio è un pezzo di pane, ma ogni tanto gli ‘si tappa la vena’. Una volta disse a Spalletti che non si faceva tattica: il mister, serafico, lo mandò via. Che spasso.”
Un giovane De Rossi dava già segnali importanti? “Sì, soprattutto per leadership e carattere. Era un giovane-vecchio già allora. Non mi stupisce vederlo oggi allenatore: quando ti chiama la Roma non puoi dire di no”
Nessun rancore per il derby del 2006 lasciato a Doni? “Assolutamente no. In quella stagione ho giocato tanto, eravamo in Europa League e siamo arrivati in finale di Coppa Italia. Nessun rammarico.”
Su Luis Enrique: “Già allora si vedevano qualità e determinazione. Era molto intransigente, il gruppo veniva prima di tutto. All’epoca pensavo fosse eccessivo, oggi, dopo due Triplete, posso dire che aveva ragione. Con lui ho imparato anche a giocare con i piedi.”
I derby più belli? “Il primo, quello ‘della paura’ del 2004/2005, finito 0-0. Il più bello resta quello del 2006, dell’undicesima vittoria consecutiva: vincere il derby facendo un record è stato meraviglioso.”
Un episodio legato ai consigli di Filippi? “Juve-Roma 2012: entro dopo l’espulsione di Stekelenburg e paro il rigore a Pirlo. A fine gara Filippi mi chiese come avessi fatto. ‘Me l’hai insegnato tu’, gli risposi.”
L’emozione più grande della carriera? “La Coppa Italia 2006/2007. A Fiumicino c’erano oltre diecimila persone. Un tifoso mi caricò su un ‘pandino’ e mi portò fino al pullman della squadra.”
