Il Messaggero – Roma, faro Consob sullo sceicco

Si tinge di giallo l’arrivo dello sceicco alla Roma. Ieri la Consob ha acceso un faro sull’identità di Adel Aref Qaddum Al Shtewi e sulla struttura dell’operazione che verrebbe realizzata in esecuzione dell’accordo preliminare ufficializzato due sere fa da As Roma SVP LLC. E ha chiesto alla newco di James Pallotta di fornire queste spiegazioni al mercato entro l’apertura della Borsa di lunedì 26, dopo che ieri il titolo del club è stato oggetto di forti acquisti balzando del 9,7% a quota 0,538 euro.

IL PRECEDENTE DEL 2010 Dubbi sulle referenze dell’uomo d’affari arabo sarebbero stati manifestati anche da Unicredit agli americani, attraverso i rispettivi legali, dopo aver raccolto informazioni. Dalle quali sarebbe scaturito che il personaggio non ha una consistenza patrimoniale. Ancora ieri sera, però, da parte del team di Pallotta si confermavano le garanzie sulla solvibilità dello sceicco. Il nuovo investitore della Roma calcio sarebbe residente a Perugia ed è lo stesso che in passato ha corteggiato Acqua Marcia, il gruppo immobiliare schiacciato da 1 miliardo di debiti. Inoltre Adnan Adel Aref Al Qaddumi Al Shtewi, assistito dalla banca d’affari americana Deson, aveva già corteggiato la As Roma. Alla fine del 2010, durante il processo di selezione del nuovo acquirente effettuato da Unicredit attraverso Rothschild, lo sceicco aveva presentato una delle manifestazioni di interesse. Non andò avanti nel processo e alla fine fu scelta la cordata di Tom DiBenedetto, di cui faceva parte Pallotta, ora presidente.

Le responsabilità, dunque, su credenziali e affidabilità di Al Qaddumi ricadono sulle spalle di Pallotta. L’imprenditore di Boston, che è affiancato dall’avvocato Mauro Baldissoni, ha gestito l’operazione che dovrebbe aprire le porte dello sceicco nella newco Usa e «potrebbe portare a un aumento di capitale di Neep e di As Roma in misura maggiore di quanto determinato dai patti e deliberato dall’assemblea». Cioè 80 milioni, di cui 50 versati sotto forma di finanziamento soci in attesa di trasformarli in capitale (il prospetto non sarebbe stato ancora consegnato alla Consob). La Neep, tuttavia, controllata al 60% dagli americani e al 40% da Unicredit, nella sua totalità, quindi comprendendo anche piazza Cordusio, sempre due sere fa, su sollecitazione Consob, ha invece affermato «di non avere informazioni di trattative volte a modificare la propria compagine azionaria nè quella della Roma Calcio». La banca quindi è estranea alla trattativa con Al Qaddumi.

LE IPOTESI SULLA GOVERNANCE L’avrebbe saputo tre settimane fa, quando è stata sondata sulla disponibilità a modificare i patti relativi ai posti nei cda della Roma e di Neep nella prospettiva di un nuovo investitore. Nel consiglio del club, Unicredit dispone di cinque posti di cui un vicepresidente (Roberto Cappelli): secondo le richieste, dovrebbe scendere a tre. Nella Neep vanta invece quattro posti e dovrebbe scendere a tre. A metà febbraio ha poi conosciuto il nome dell’investitore, ma avrebbe subordinato la modifica del patto nella holding alle garanzie sulla sua reputazione e al versamento dei 50 milioni promessi. Questa somma, aggiunta ai 12 milioni della quota spettante a Unicredit nella nuova tranche dell’aumento deliberato (30 milioni), avrebbe costituito l’ammontare della futura ricapitalizzazione ipotizzata per un totale di circa 62 milioni. Secondo questo piano, Unicredit si sarebbe diluita al 25%, salvo scendere ancora al 15% qualora si chiudessero i negoziati con Luca Parnasi. Ma ora tutto è sub judice, riportando suspence sugli assetti della squadra che, già nell’estate 2009, sembrava venisse acquistata da Vinicio Fioranelli, agente Fifa, poi arrestato per aggiotaggio.
Il Messaggero – R. Dimito 

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