Confronto duro con Totti. Ma la Roma pensa a un arrivederci

totti pallotta

Il Corriere dello Sport (M.Evangelisti) – Lo avevano detto, inutile negarlo: Francesco Totti continuerà a giocare fin quando vorrà. E va bene, sembrano aggiungere adesso, ma c’è un limite a tutto. E’ un cambiamento di direzione o meglio di visione stessa del rapporto tra il club e l’uomo che ne è il simbolo, il volto e i piedi più conosciuti, una vera e propria incarnazione a livello mediatico e pubblico.

TRAUMA – Il limite forse non è stato ancora raggiunto, ma il timore, da una parte e dall’altra, è che ci si inciampi da un momento all’altro. E così il presidente della Roma, James Pallotta, non dice che Totti deve smettere, non a un convegno sullo sport che si svolge piuttosto distante dalla squadra. Però suggerisce con parole che non si prestano a molte interpretazioni come la carriera agonistica di Totti sia da considerare conclusa. E adesso anche Francesco è costretto a chiedersi se valga la pena insistere sull’argomento, a rischio di passare dal ruolo di chi merita riconoscenza a quello di qualcuno che al contrario deve sentirsi debitore. Sarebbe una metamorfosi traumatica, ovviamente. Ieri Pallotta ci scherzava su: «Mi sono perso qualcosa? Di quale caso Totti parliamo?». Aggiungendo, seriamente: «Sono questioni che riguardano solo Francesco e la società». E’ a Roma in effetti, e non a Boston, che Totti continua ad arrivare per primo agli allenamenti, è a Roma che parla con i dirigenti a ritmi quasi quotidiani. Anche ieri, perché quello che sta succedendo non poteva passare sotto silenzio. Ha parlato pure con Luciano Spalletti, il quale gli ha espresso vicinanza, solidarietà e tutte le buone cose che vi vengono in mente. Perché non è l’allenatore il problema di Totti. Semmai Spalletti è stato il catalizzatore che ha portato alla luce una reazione chimica già avanzata. A domande precise da parte della dirigenza – di cui Pallotta fa parte integrante, nonostante la lontananza fisica – ha risposto che il capitano allo stato delle cose fa panchina. E lo ha spiegato allo stesso Totti quando questi è andato a sederglisi davanti in cerca di chiarezza. A quanto è dato sapere, e le poche frasi di Pallotta sembrano confermarlo, la Roma non intende rimettere in discussione la propria politica. Vuole convincere Totti che il momento migliore per ritirarsi è questo. L’allenatore, appunto, non s’intromette ben cosciente del fatto che gestire l’ultima stagione di Francesco potrebbe essere complesso. E’ già stato pesante organizzare questa, che avrebbe dovuto essere la penultima.

INTERESSI L’aspetto economico della questione è secondario, non insignificante. La prima richiesta dell’entourage di Francesco è stata di 1,8 milioni per un anno. Poco per un campione del nome di Totti, abbastanza da irritare l’organigramma di un club alle prese con un delicato e difficile pareggio del bilancio. Di sicuro Totti scenderebbe a 1,5 milioni e la differenza tra questo stipendio da calciatore e quello da 600.000 euro all’anno che avrebbe da dirigente sarebbe ampiamente colmata dagli introiti supplementari di una stagione-passerella, con amichevoli e maglie celebrative. D’altronde il club è pure convinto che tali introiti supplementari arriverebbero comunque, sfruttando l’emozione di un addio immediato all’attività da parte del capitano. Continuano a parlarne e sinora il passo avanti della società si sintetizza così: anche se Totti deciderà di giocare un’altra stagione in un’altra squadra, al ritorno troverebbe ad aspettarlo il contratto da dirigente suddetto. Che in occasione dell’ultimo rinnovo era stato portato da cinque a sei anni. Poi magari Totti potrebbe concludere: non è più la Roma alla quale mi sono legato anima e corpo, preferisco fare altro. Potrebbe, oppure no. Tutto sommato, come continuano a dire in società, sta a lui decidere.

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