Il Messaggero – “Vincere rispettando il lavoro e la lealtà”

L’ultimo atto pubblico dello Zeman 1 tinto di giallo e rosso si consumò il 4 giugno del 1999 all’estrema periferia sud della capitale, in un albergo sulla Pontina, per un brevissimo incontro con la stampa. Il boemo era stato sollevato da giorni dall’incarico di guidare la Roma e in cinque minuti scarsi di monologo raccontò le sue verità. A distanza di quasi tredici anni, vale la pena riavvolgere il nastro della memoria e ricordare le sue parole (da Il Messaggero, 5 giugno 1999).

Avevo preso a febbraio l’impegno con la Roma e mi dispiace non poterlo onorare. Mi sono tappato le orecchie e non ho sentito le sirene proprio per quell’impegno. È difficile credere, spero anche per quelli che ragionano, che l’allontanamento dipenda dall’arrivo del signor Pincolini (un preparatore atletico, ndr) – dal presidente non mi è mai stata prospettata questa situazione – o dal mio presunto saluto alla squadra. Mi dispiace che si pensi questo. Spero che in futuro si capirà che non è così“.

Poi. “Ringrazio tutto lo staff della Roma e i giocatori visto che non ho avuto la possibilità di salutarli. Poi, i tifosi: li ringrazio e in particolare ringrazio coloro che mi hanno seguito e hanno sognato quello che ho sognato io, cioè raggiungere qualcosa di importante rispettando i principi e la morale, con il lavoro, la correttezza e la lealtà. Se se ne aggiungono anche altri, si può salvare il calcio e lo sport in generale. So che molti la pensano diversamente, ma io cercherò di andare avanti per la mia strada, sempre. Mi dispiace che adesso si dica che sono stato esonerato perché si deve vincere (era, in quel periodo, la tesi che aleggiava in città, prendendo spunto da alcune considerazioni sulla scelta del presidente Franco Sensi di prendere Fabio Capello, ndr). Anch’io ho una mentalità vincente (riferimento a Capello, il suo successore sulla panchina della Roma, ndr), ma non mi piace vincere a tutti i costi. Mi piace farlo rispettando le regole. Chi fa 13 al Totocalcio non è un vincente. Lo sono quelli che lavorano e cercano di migliorarsi andando avanti secondo determinati codici. Da questo momento mi tiro fuori per non disturbare il lavoro altrui e non creare difficoltà alla società che deve pensare ai programmi e ai traguardi da raggiungere. Mi tiro fuori e da questo momento sono in silenzio-stampa. Grazie a tutti“.

Da ricordare che sulla panchina della Roma (1997-98 e 1998-99) Zeman, che nella stagione precedente era stato alla Lazio (esonerato: sostituito da Dino Zoff), ha conquistato un quarto posto (il primo anno) e una quinta posizione, con 136 reti all’attivo e 89 al passivo in 68 partite di campionato (31 le vittorie complessive).

Il Messaggero – Mimmo Ferretti

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