Commissario Malagò. Ma dove, in Lega o Figc?

La Gazzetta dello Sport (A.Catapano) – Sa benissimo che sarebbe un azzardo, è perfettamente consapevole del rischio che correrebbe, eppure – anzi, forse anche per questo – ne è terribilmente attratto.

COMBATTUTO – Giovanni Malagò ci ha pensato tutta la notte e probabilmente prenderà una decisione solo a ridosso della Giunta, convocata per le tre del pomeriggio, con cui comunque si confronterà: commissario della Figc o commissario della Lega di A? Per uno che di macchine se ne intende, è un po’ come scegliere se andare a 50 all’ora su una Panda o a 300 su una Maserati. In città, non in pista. Conoscendolo, non avremmo dubbi. Malagò ha il senso di responsabilità, il coraggio e pure un filino di incoscienza per tuffarsi nella fossa dei leoni. Ma c’è una filiera istituzionale, chiamiamola così, da rispettare, e un ruolo, il suo, che non può permettersi nemmeno un inciampo. La Lega di A, si sa, è terreno minato, ormai da anni. Nemici, falsi amici, interessi, veti incrociati, governo bloccato da mesi: non è un po’ troppo per il presidente del Coni? Dall’altra parte, vuoi mettere la libidine di andare a prendere Lotito, un nome a caso, per il colletto? E l’ambizione di passare alla storia per aver estinto il vero grande bubbone del calcio italiano? Perché l’origine del male, si sa, è in via Rosellini, non in via Allegri. E Malagò, come detto, ne è consapevole. «In Figc c’è un aspetto di obbligatorietà dopo l’assemblea inelettiva di lunedì scorso. La Lega è un discorso che si protrae da tempo – spiega il presidente del Coni –, non credo di esagerare se dico che la Figc si sistema se al tempo stesso si definiscono tutte le cose per bene all’interno della Lega di A». Poi, ancora più chiaro: «Se in Lega di A non hai completato un percorso che onestamente è rimasto fermo, zoppo, la Figc non esce dai suoi problemi».

IL TANDEM – Il discorso non fa una piega e, soprattutto, fa pensare che Malagò opterà per la sfida più difficile, in cui, comunque, potrebbe essere affiancato da Paolo Nicoletti, preziosissimo perché l’unico in questo momento a saper gestire la delicatissima partita dei diritti tv senza perdite di tempo. Ma non è detto. L’unica cosa che si può prevedere con una certa sicurezza è che il posto lasciato libero da Malagò sarà occupato da Roberto Fabbricini. Un’istituzione del Coni e della preparazione olimpica, dal 2013 segretario generale, a fine mese diventerà presidente della Coni servizi. Conosce statuti e procedure come nessun altro, da questo punto di vista è una garanzia, ma mettere le mani nelle varie storture del calcio non sarà facile nemmeno per uno del suo profilo. Se toccasse a lui la Figc (con buona pace del ministro Lotti) e a Malagò la Lega di A, si rischierebbe l’imbarazzo istituzionale, perché il presidente del Coni si troverebbe a vigilare sul comportamento del suo segretario generale (in Federazione), che a sua volta dovrebbe vigilare sul suo presidente (in Lega). Un motivo in più per rifletterci, e bene. Non è escluso, infatti, qualora Malagò optasse per la Figc (con buona pace di Matteo Salvini), che la nomina del commissario di A slitti di qualche giorno.

OBIETTIVI CHIARI – Se le caselle vanno ancora riempite – confermati, in Figc, un ruolo tecnico per Billy Costacurta e uno giuridico per un avvocato di altissimo livello: si confronteranno innanzitutto col d.g. Michele Uva –, gli obiettivi sono già individuati. Innanzitutto, ricorda Malagò, «riportare l’armonia perché il mondo del calcio è spaccato, si è visto in modo fin troppo palese. Non vale più la difesa degli interessi, anche legittimi, della componente ma serve il bene comune. Il calcio deve cominciare da subito a lavorare su questo ma temo che ci vorrà del tempo». Già, quanto? Un anno? Un anno e mezzo? «Questo ragionamento non l’ho fatto», assicura il presidente del Coni. «Bisogna utilizzare tutto il tempo che serve per fare le cose fatte bene. Non ci sottrarremo agli impegni e al lavoro, chi fa un pronostico sulla durata non lo capisco. Però è chiaro che qui c’è da riscrivere proprio le regole. Altrimenti, c’è il rischio che i problemi comunque non si risolvano». È un avviso ai naviganti, il commissariamento dovrà incidere in profondità. Malagò vuole mettere mano allo statuto, rivedere i pesi elettorali, riformare la giustizia sportiva e il format dei campionati, accorpando B e Lega Pro e riducendo le squadre professionistiche. Tanta roba, con i signori del calcio ci si rivede tra un po’.

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