Colosseo, manichini impiccati. Adesso si indaga per minacce

Corriere Della Sera (F.Fiano) – Altro che goliardata o sfottò da derby. I manichini impiccati al ponte pedonale che dà sul Colosseo costano agli autori un’accusa di minacce aggravate. E sul caso ha chiesto chiarimenti anche la Commissione parlamentare antimafia. L’identificazione dei responsabili è in corso attraverso i filmati che sono stati diffusi in rete e i video delle telecamere di sorveglianza in zona. Il fascicolo aperto ieri dal procuratore aggiunto Francesco Caporale è finora contro ignoti, ma la procura non sottovaluta come un episodio di poco conto il gesto finito sulle prime pagine di tutti i giornali. E se la Roma non ha denunciato («C’è già un’indagine») e la Lazio ha minimizzato («Normale sfottò post derby»), il danno di immagine alla Capitale che potrebbe eventualmente essere contestato è già sotto gli occhi di tutti. La formulazione dell’accusa, differente e ben più grave del generico «procurato allarme» che si era ipotizzato in un primo momento, nasce dal fatto che i manichini indossavano le magliette di soggetti ben identificabili, i giocatori giallorossi Daniele De Rossi, Mohamed Salah e Radja Nainggolan. I carabinieri della compagnia piazza Dante non si sono neanche fermati alla rivendicazione da parte degli «Irriducibili», una delle sigle più di peso nella curva laziale, comparsa sulla pagina Facebook «Elite Romana».

I toni dello striscione srotolato sulla passerella pedonale di via degli AnnibaldiUn consiglio senza offesa, dormite con la luce accesa») e il fatto che ad essere rappresentati erano giocatori non al centro delle schermaglie da stadio, fanno pensare che il messaggio possa avere obbiettivi e origini diverse. Dei tre «impiccati» solo De Rossi ha un ruolo riconoscibile nella rivalità Roma-Lazio. Non c’era Totti, non c’era Rudiger (espulso nella gara di 15 giorni fa e finito sotto i riflettori per le frasi razziste che gli aveva rivolto Lulic nel derby di andata), non c’era Strootman che due domeniche fa ha simulato il fallo da rigore nel momentaneo pareggio e che a dicembre ebbe un battibecco con la panchina biancoceleste. I rapporti tra frange estreme e violente delle due curve sono fotografati da altre inchieste della magistratura e gli investigatori non escludono che si debba cercare in quella direzione. Anche per questo Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione calciatori, rivela: «È un tema che è all’attenzione anche della Commissione antimafia perché certi episodi non sono isolati, non sono figli di sfottò sportivo, ma hanno altre provenienze. Non si può sottovalutare l’ennesimo gesto di violenza, intimidazione e minacce. Serve maggiore consapevolezza su certi legami con le pseudo-tifoserie che possono diventare armi a doppio taglio».

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