Cicinho: “Alla Roma grandi ricordi, ero io il problema”

Arrivato alla Roma dal Real Madrid nel 2007, Cicinho ha vinto la Coppa Italia con la maglia giallorossa nel suo primo anno nella Capitale, allenato da Luciano Spalletti. L’ex difensore si è raccontato in un’intervista a gianlucadimarzio.com, toccando il tema dell’alcolismo e parlando del suo passato nella Roma. Queste le sue parole:

Su come ha sconfitto la dipendenza dall’alcol

Ho cambiato la mia vita, altrimenti sarei morto. In giallorosso grandi ricordi, ma il problema ero io. Sentivo un vuoto dentro, quando non giocavo ero depresso e mi facevo del male. All’inizio ero felice, poi però ho perso il desiderio di giocare. Non stavo più bene con me stesso, il calcio era sempre stato la mia vita, c’era qualcosa che non andava. Dovevo cambiare, altrimenti sarei andato incontro alla morte. Se non mi fossi abbandonato all’alcol, oggi forse starei ancora giocando. È un errore che non rifarei.

Sul soprannome “Reverendo”

Il matrimonio con Marry De Andrade è stato uno strumento per conoscere Dio. Ho aperto un centro di formazione per giovani calciatori e atlete di ginnastica artistica, lavoriamo soprattutto sulla loro testa. Tutti noi abbiamo un vuoto che solo Dio può riempire: non c’è denaro, lavoro o famiglia che tenga.

Sul suo periodo a Roma

La gioia dei tifosi non posso dimenticarla. Mi sorprende sia l’ultimo trofeo vinto perché hanno sempre avuto grandi squadre con Totti, De Rossi e molti altri. Mi sento privilegiato, ho inciso il mio nome nella storia della Roma. Giocare in Italia era un sogno, il mio amico Doni mi chiamò insieme a Totti. La Roma non mi ha aiutato, ma perché non sapeva nulla del mio problema. Non ne parlavo con nessuno. Tornavo a casa da Trigoria e mi mettevo a bere birra e fumare. Mi allenavo sempre, però non avevo voglia di giocare. Guardavo la convocazione: se c’era il mio nome bene, altrimenti andava bene comunque.

 

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