«Ciao Giorgetto, Fedayn come noi»

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Il Messaggero (E.Panarella) – Un pezzo di Curva Sud si è trasferita ieri a Don Bosco per l’ultimo saluto allo storico capo tifoso dei Fedayn Giorgetto, morto il 3 dicembre (il giorno prima del derby). In migliaia hanno affollato la basilica di San Giovanni Bosco, la stessa dove si tennero i funerali di Vittorio Casamonica, l’estate del 2015. Solo che quella volta c’erano carrozze e cavalli, ieri invece circa duemila persone con fumogeni, bandiere, sciarpe per ricordare Alessandro Marchionni, alias “Giorgetto”, una vita trascorsa nel settore 20-21 della Curva Sud, al “muretto” del gruppo ultrà più vecchio della Curva, nato al Quadraro negli anni ‘70, col simbolo dell’indiano sullo striscione e l’immancabile coro “e quando more il prete” da cantare allo stadio. Giorgetto era famoso anche per le sue improvvisate, come quando dopo l’abdicazione di Benedetto XVI entrò allo stadio vestito da Papa. Oppure quando si presentò vestito da marinaio perché pioveva così tanto «l’unico modo era arrivare col barcone», disse con la solita ironia. Ed è con quella stessa ironia (e tanto «amore») che lo hanno voluto salutare intonando cori come «sei bellissimo…c’hai solo un difetto te chiami Giorgetto».

CORI E FUMOGENI – Davanti alla Basilica, numerosi gli striscioni esposti dai Fedayn ma non solo. «Guascone e sorridente così ti ricorda la tua gente», recitava quello più grande. «Sei stato Papa per un giorno ma ultras per sempre…ciao Gió», firmato Romanismo. Su uno dei balconi dei palazzi che si affacciano sulla piazza c’era scritto: «Voglia di stringerti un po’…Piazza Don Bosco te saluta. Giorgetto presente». Lo stesso Daniele De Rossi, con la fascia di capitano, ha omaggiato l’ultras romanista prima dell’inizio del match tra Roma e Milan.

IL TESTAMENTO – Un messaggio vocale sta rimbalzando sui cellulari degli amici, una sorta di testamento. «La Roma ti da quella cosa in più che altri non riescono a darti – Giorgetto racconta così la sua “fede”, in un modo tutto suo – Ricordo ancora quando ero ragazzo e aspettavo l’uscita dei giornali la notte. Con l’autobus arrivavo alla prima edicola per leggere quello che era successo durante la partita e intanto passavano gli anni e crescevo. Gli eventi hanno cambiato il mondo ultras. Ho pensato a tante cose vissute che mi mancavano, ma devo dire che mi dispiace di più per molti che non potranno più viverle. Spero che presto le famiglie possano ritornare nella Sud, spero si possa tornare a rivivere quell’unione di una volta». E ancora: «La Roma non può levarmela nessuno. Finché vivrò il suo nome lo porterò in tutto il mondo e quando non ci sarò più ci penseranno altri». Altri che oggi lo piangono ricordando la sua gioia di vivere e il suo sorriso: «Aveva sempre la battuta pronta non potevi non notarlo – raccontano – Era presente ad ogni trasferta, per lui era sempre un’emozione. Si preparava giorni prima». La scorsa settimana alla fine del primo tempo fra Astra Giurgiu e la Roma (Europa League, giocata a Bucarest) la squadra giallorossa ha fatto portare nel settore ospitiuna maglia autografata da Totti che è stata poi donata alla sorella di Giorgetto.

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