Chierico e il magico scudetto dell’83: “Festa pazzesca, ho ancora i brividi”

Corriere della Sera (G.Piacentini)  –Quella Roma era una grande famiglia. I genitori erano Dino Viola e Nils Liedholm, noi eravamo tutti figli loro. La vittoria dello scudetto è stato il riscatto di una città intera“. L’8 maggio 1983 con il pareggio contro il Genoa, grazie al gol di Pruzzo, la Roma conquistò il secondo scudetto della sua storia e in campo c’era anche Odoacre Chierico.

Qual è il primo ricordo che le viene in mente di quella giornata?

L’invasione di campo da parte dei tifosi a fine partita. Fu una festa pazzesca, io sono uscito dal campo in mutande.

Poi?

C’era un entusiasmo che non si più spiegare, al rientro trovammo migliaia di persone che ci aspettavano. La città è stata in festa per molto tempo, cortei su cortei nella settimana che ci portò a Roma-Torino, che ha chiuso il campionato.

E’ difficile dimenticare chi ha scritto la storia…

Non oso immaginare a quello che potrebbe succedere se la Roma dovesse tornare a vincere il campionato. In tutti questi anni si è vinto poco, quel giorno pensavamo che si sarebbe vinto di più. I tifosi e la città meritavano la gioia.

La famiglia di cui parlava prima…

Perchè Viola gestiva davvero la Roma come una grande famiglia. Penso spesso al presidente e a tutti quelli di quella squadra che non ci sono più: Agostino, Aldo Maldera, Giorgio Rossi, il maestro Liedholm. Per noi sono stati degli esempi, giovani di oggi ne avrebbero bisogno.

A proposito di quella finale contro il Liverpool: non le sarà sfuggito di non aver citato Falcao…

Una dimenticanza. Paulo rimane una persona che ho sempre ammirato, quel rigore avrebbe dovuto tirarlo di tacco, e lo avrebbe segnato. Se poi lo avesse sbagliato, nessuno a Roma gli avrebbe detto niente, come è successo a due grande campioni come Bruno Conti e Ciccio Graziani. Io ero il quinto rigorista e me la stavo facendo sotto, ma nel calcio le responsabilità bisogna prendersele.

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