Champions «jugoslava». Soffia il vento dell’Est sui gol di Juve e Roma

Il Giornale (S.Arcobelli) – Via col vento dell’Est. Altro che tango argentino: a far ballare le squadre italiane in Europa non ci hanno pensato i tanto acclamati sudamericani – Higuain e Dybala o lo stesso Perotti – bensì i duri e freddi uomini dell’Est. Sì perché Pjanic e Mandzukic, Kolarov e Dzeko, non sono altro che discendenti di quei Balcani che continuano a sfornare fior fior di giocatori: talentuosi sì ma di forte temperamento sin dalla nascita. Si pensi a Super Mario, il croato salva-Signora, l’uomo che incarna la lotta, l’ars pugnandi. Insomma, per Mandzukic il rettangolo da gioco si trasmuta in un vero campo di battaglia. Imbattibile nei duelli aerei, proprio dopo averne vinto uno è arrivato il suo gol di testa del 2-1 che ha tolto le castagne dal fuoco alla Juventus. Non solo un fisico possente, però, il croato abbina a giocate di qualità una corsa e una determinazione e una generosità tali da renderlo imprescindibile per qualsiasi allenatore. Non è un caso se, salvo l’esordio stagionale di Champions con il Barça (finì 3-0 a favore di Messi e compagni), Mario, anzi Super Mario, non abbia saltato neanche un incontro, partite di Nazionale comprese. Non è un caso se, quattro mesi fa, sul suolo gallese, la terra (casualità?) dei dragoni, è stato proprio lui ad inventarsi una straordinaria rete in rovesciata – si parlava di giocate di qualità – un gesto tecnico sublime eletto dalla Uefa gol più bello dell’anno ma inutile in quella maledetta notte di Cardiff.

Se si parla di reti spettacolari e acrobatiche non si può non parlare di Edin Dzeko. Il centravanti bosniaco, classe ’86 come Mandzukic, autore di una magica doppietta al Chelsea, squadra contro la quale non aveva mai segnato prima neanche a Manchester. Di questi tempi Dzeko è un portento e, dopo un avvio di stagione in sordina complice il ko casalingo con l’Inter, la stagione della Roma sta decollando come quando Dzeko si alza in volo per colpire il pallone di testa. Eppure Dzeko non riusciva a decollare in Italia. Quando due estati fa sbarcò nella Capitale, ci si aspettava fuoco e fiamme da parte di un giocatore affamato di riscatto dopo l’ultima anonima stagione al City. Ma la prima annata (39 presenze e 10 gol) fu fallimentare e Edin venne presto criticato urbi et orbi. Con le valigie in mano, il bosniaco era pronto a lasciare ma ha deciso di rimanere nonostante l’ambiente non gli perdonasse certi errori clamorosi sotto porta. E allora lui si è tirato su le maniche fino alla stagione del riscatto: 29 reti e il titolo di capocannoniere di A. Il fantasma Dzeko che falliva gol a due passi dal portiere si è volatilizzato via. Come nei panni del Dottor Jekyll e Mr Jyde l’impalpabile Edin si è trasformato nell’indiavolato Dzeko. Che ora indossa il mantello del supereroe e segna gol capolavoro, come quello di mercoledì sera, una perla di sinistro al volo, che ha fatto accarezzare l’impresa a Stamford Bridge.

E tra le perle di giornata vanno annoverate anche quelle di Pjanic e Kolarov, un bosniaco e un serbo, altri due slavi. La punizione di Miralem, degno erede di Del Piero e Pirlo in questo speciale gesto tecnico, ha ricevuto lezioni a Lione dal mago Juninho Pernambucano. Lezioni di arte delle punizioni. Poi c’è Aleksandar Kolarov, in assoluto la sorpresa di quest’avvio di stagione della Roma, che a Londra ha messo a referto una rete straordinaria e un assist al bacio per Dzeko. I due, Dzeko e Kolarov, dopo aver condiviso gioie a Manchester si sono ritrovati per caso a Roma. «Quando ci si mettono, sono devastanti» ha detto Eusebio Di Francesco. E tocca a loro, dunque, il compito di trascinare i compagni più giovani verso mete inesplorate. Devastanti sì, ma pure slavi.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti