Cervone: “Dopo Roma-Liverpool distrutto quanto c’era di buono. Deluso da Pallotta, spero in Friedkin”

Corriere dello Sport (R. Maida) – Giovanni Cervone era un portiere completo, tecnicamente e fisicamente. Si è affacciato alla finestra dei fenomeni ma spesso si è perso sul più bello, a volte per sfortuna e altre per il temperamento. È sempre rimasto però nel cuore dei tifosi della Roma, per la sua capacità di sfidare i più forti senza complessi di inferiorità. Queste le sue parole:

Alla Roma, dove è rimasto 8 anni, ha avuto tre presidenti. Viola, Ciarrapico, Sensi. Come li descriverebbe?

Viola era un vero singnore. Una volta intervenne per difendermi con Ottavio Bianchi, che non voleva farmi giocare. Ciarrapico è rimasto poco ma a noi ha dato qualcosa. Non giudico le sue vicende giudiziarie, intendo proprio come presidente. Sensi invece era un po’ arrogante: con lui mi sono scontrato spesso anche se i miei compagni pensavano che fossi il suo pupillo.

Racconti qualche episodio.

Quando arrivò Carlos Bianchi al posto di Mazzone, nel 1996, io ero il portavoce della squadra e mi lamentai degli allenamenti durante il ritiro. Lui mi chiamò e mi disse: “Lo fai solo perché sei amico di Mazzone”. E mi mise fuori rosa. Boh.

Fuori rosa la Roma l’ha messa varie volte, provando a sostituirla con portieri come Zinetti, Lorieri, Sterchele.

Lo so bene quali voci giravano. Una volta ero drogato, una volta ero nel calcio-scommesse, una volta malato immaginario. La verità è che la società voleva cambiare portiere ma non ci riusciva. Anche con Mazzone ci furono tensioni.

Cioè?

Arriva Carletto, mi telefona e mi fa: “Giova’ non te ne andare, mi servi”. Io rispondo ok. Torno dalle vacanze, compro il Corriere dello Sport a Fiumicino e leggo che la Roma ha preso due portieri, Lorieri e Pazzagli. A quel punto chiedo spiegazioni al ds Mascetti: dentro alla società qualcuno sosteneva che io avessi preteso garanzie o fatto richieste. Era falso. Morale, sono fuori. Dopo qualche partita mi richiamano, il posto è mio, ma mi faccio male. Quando recupero, mi ritrovo in panchina. Una volta ci sto. Ma oltre no, ho la mia dignità. Con tutto il rispetto, non faccio la riserva di Lorieri.

Morale?

Dico a Mazzone che se devo andare in panchina preferisco non essere convocato. Lui mi esclude dalla squadra per altri quattro mesi. Ma ci sta tutto, eh. Sono scelte. Peccato che mi abbiano richiamato quando stavano per retrocedere.

La Roma è abituata alle rimonte incompiute. Due anni fa quella con il Liverpool.

Già, purtroppo è così. Il problema è che dopo quella semifinale è stato uno sfacelo. Invece di migliorare il gruppo, si è distrutto quando di buono era stato fatto. Ci sono stati degli sprechi assurdi.

L’ha delusa la gestione Pallotta?

Sono deluso come tutti, soprattutto in considerazione delle aspettative. Speriamo che arrivi Friedkin e che si possa tornare a sognare. Mi auguro soprattutto che il nuovo presidente sappia ricreare un feeling con la gente.

La Roma adesso a che livello è?

Non è stata costruita male, viste le difficoltà del momento. Petrachi ha fatto un buon lavoro. Ma da portiere, tutti quei soldi per Pau Lopez non li avrei spesi. È uno da 6 in pagella, senza infamia e senza lode.

Chi è il migliore in giro?

Lo aveva la Roma: Alisson. Un mostro. Il portiere per eccellenza, senza rivali. Se mi guardo indietro invece, ho amato molto il belga Preud’homme.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti