Cercasi leader disperatamente. «Sì, la Roma non ha personalità»

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La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) – Giovanni Cervone lo aveva detto un paio di giorni fa ed era stato buon profeta. Parlando di Szczesny, l’ex portiere si era sbilanciato: «Nella Roma servono continuità e personalità. Non solo nel mio ruolo, in tutte le zone del campo». Appunto. La continuità, col pareggio contro il Milan, è arrivata a metà, della personalità invece sembra non esserci traccia. E se lo dice anche uno come Toni Rüdiger, a Trigoria da 6 mesi ma abituato a condividere lo spogliatoio con i campioni del mondo della Germania, forse qualcosa di vero c’è.

LEADER TECNICI – Il difensore, sabato sera, è stato chiaro: «Abbiamo bisogno di leader. Quando è entrato Totti lui voleva sempre la palla, dobbiamo seguire lui». Alla Roma, più o meno, è così da 25 anni, ma il capitano non è eterno, e fa strano pensare che Rüdiger parli così quando in squadra c’è gente come De Rossi, Maicon, Nainggolan, Dzeko o De Sanctis. Il tedesco probabilmente si riferiva a leader tecnici, a gente che non si nasconde, anche quando il pallone scotta ma, spiega Amedeo Carboni, in passato anche capitano della Roma: «È strano che un ragazzo così giovane e così poco esperto del club dica cose così forti. La squadra è piena di ottimi giocatori, non credo che il problema sia quello».

PAROLE, PAROLE, PAROLE… – E allora qual è? «L’impressione è che le parole dell’allenatore non arrivino tanto ai calciatori. È come quando in una coppia ci si ascolta meno, pur volendosi bene, e ognuno va per la sua strada. La Roma per me era e resta candidata allo scudetto, ma se continua così non va da nessuna parte. Ai miei tempi la pressione c’era, anche a noi capitava di giocare più tranquilli in trasferta che in casa, e sapevamo tutti che le cose potevano essere ingigantite in una città così particolare. I calciatori di oggi lo sanno? La risposta, nello spogliatoio, la sanno solo loro».

GUARDARSI IN FACCIA – Spogliatoio: la parola chiave anche secondo Enrico Annoni. Lui era uno che nel gruppo si faceva sentire: «Infatti — spiega — se fossi un giocatore della Roma chiuderei lo spogliatoio a chiave e farei un confronto importante con i miei compagni. Servono tanto, in queste situazioni, perché un gruppo si costruisce così. Non serve essere brave persone per vincere, serve avere personalità, mentalità vincente, voglia di mangiarsi il campo». Quindi, Rüdiger, potrebbe aver detto le cose come stanno? «Parlava di leader tecnici, di gente che in campo guida la squadra. Perché vedo che Totti, De Rossi, Nainggolan, Florenzi, hanno personalità. Certo, per arrivare ai livelli della Juve o anche della prima Roma di Garcia, dove c’erano Benatia e Strootman, un po’ ci vuole, ma credo che i problemi si possano risolvere».

OBIETTIVI – D’altronde, dice ancora Annoni: «Con un girone intero a disposizione, sette punti dal primo posto non sono impossibili da recuperare. Serve però un cambio di mentalità». Mentalità, parola chiave, come spogliatoio. Ne ha parlato indirettamente anche Gianni Rivera: «Non credo che il problema della Roma sia tecnico — ha detto a Roma Tv — e non credo che serva cambiare allenatori, visto che ne sono passati 3-4 in questi anni. Ci sono dei problemi che deve risolvere la società». O magari i grandi giocatori: «Sì, come ad esempio Pjanic. Ma uno da solo non può vincere niente».

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