La Stampa – Svolta Roma: più potere a Pallotta

La rivoluzione, un concetto così amato e così discusso nella Capitale, non è finita. Mentre i dirigenti della Roma concordano con Luis Enrique sulla necessità di completare la metamorfosi della rosa nelle prossime finestre di mercato, l’imminente cda giallorosso riserverà qualche novità in tema di organigramma: dal consiglio, previsto il 14 dicembre, si dimetteranno infatti Michael Ruane e Richard D’Amore, i soci di DiBenedetto che compongono con James Pallotta la mini cordata a stelle e strisce. Questioni legate al sistema fiscale italiano, al fuso orario e alla distanza che non permette loro di presenziare alle numerose riunioni previste: almeno stando alle motivazioni ufficiali.

A livello economico, in ogni caso, l’impegno degli imprenditori americani resterà invariato. Della situazione, però, approfitterà Pallotta, il proprietario del fondo Raptor, nonché azionista dei Boston Celtics: è il socio «forte» che avanza, l’uomo che da Boston, quando la trattativa per lo storico passaggio di proprietà prendeva forma, non esitava ad annunciare di voler «riportare lo scudetto a Roma. I romani sono pazzi? Voi non sapete quanto lo sia io...». Al posto dei consiglieri uscenti verrà cooptato almeno uno (potrebbe trattarsi di Mark Pannes) dei collaboratori di Pallotta. E DiBenedetto? Il presidente resterà presidente. Ma alcune deleghe operative, probabilmente, verranno assegnate al nuovo che avanza.

Fonti vicine al consorzio Usa garantiscono che in atto non ci sia alcuna lite intestina, al tempo stesso è evidente che il club si stia riorganizzando al proprio interno, per correggere il tiro: a Roma sono stati in molti a storcere il naso per lo stipendio da «top president» che il tycoon vorrebbe vedersi assegnato. La questione ha creato qualche imbarazzo, anche di questo si discuterà nel cda, che sarà chiamato a distribuire 1,28 milioni proprio in base alle deleghe operative (la busta paga dello Zio Tom così diminuirebbe…). Nel frattempo, i soci hanno preso in considerazione l’ipotesi di impegnarsi con un aumento di capitale più alto del previsto: gli americani e Unicredit sono pronti ad andare oltre i 50 milioni di euro. Questione di «elasticità», utile a gennaio. I tifosi possono nutrire qualche speranza in più per il rinnovo di De Rossi e per il mercato che verrà.
La Stampa – Simone Di Segni

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