Caso ultrà: un anno ad Agnelli

Leggo (T.Ormezzano) – Dopo dieci giorni di attesa, l’inibizione è arrivata davvero. Con lo sconto. Ma è arrivata. Andrea Agnelli è colpevole: un anno di stop (più un’ammenda da 20 mila euro), anziché i due anni e mezzo richiesti dal procuratore federale Pecoraro, che si è detto «parzialmente soddisfatto» pur annunciando ricorso (come d’altronde farà la stessa Juve) «perché i fatti sono talmente gravi che andavano sanzionati di più». Secondo il giudice Mastrocola «la invocata estraneità del presidente non può ritenersi tale», perché avrebbe «avvallato o comunque non impedito le perduranti e non episodiche condotte illecità». Agnelli non potrà dunque presentarsi in Lega, né scendere negli spogliatoi o rappresentare il club in ambito federale. La sanzione, non superando i 12 mesi, se pure verrà confermata nei due successivi gradi di giudizio non gli impedirà però di ricoprire incarichi federali per dieci anni. E, al netto di un certo imbarazzo, non ostacola i suoi impegni alla presidenza dell’ECA e nel direttivo Uefa.

Nonostante lo sconto, il verdetto è pesante e sanziona allo stesso modo gli altri deferiti del club bianconero: dall’ex direttore marketing Francesco Calvo al responsabile ticketing Alessandro D’Angelo e Stefano Merulla, responsabile della biglietteria. La Signora se l’è cavata invece con una multa di 300 mila euro, evitando la chiusura dello Stadium per due turni e quella della curva per un altro turno. La Juventus, che puntava all’assoluzione piena, ha annunciato ricorso in appello «nella piena convinzione delle proprie buone ragioni», pur dicendosi soddisfatta perché la sentenza esclude «ogni ipotesi di legame con esponenti della criminalità organizzata»: fatto, quest’ultimo, assolutamente rilevante. Smentite le voci circolate in passato di una possibile rottura tra John Elkann e Andrea Agnelli. In questo senso, valgono le dichiarazioni rilasciate dal primo sei mesi fa. «Ribadisco la totale fiducia nell’opera di mio cugino Andrea, che continuerà a guidare la Juve anche in futuro». Intanto la critica sui social si divide: Agnelli paga poco perché si chiama Agnelli, Agnelli paga troppo perché si chiama Agnelli.

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