Casaleggio jr frena il Beppe furioso: serve tempo per sostituire Berdini

Il Messaggero (S.Piras) – Il primo a montare su tutte le furie è stato Beppe Grillo. È lui a lanciare i primi strali su Paolo Berdini, l’assessore all’urbanistica di Roma che in un audio registrato da un cronista della Stampa definisce la sindaca Raggi impreparata, non adeguata strutturalmente al ruolo che ricopre. Grillo ieri era per silurarlo subito senza se e senza ma per aver pensato a voce alta considerazioni che in modo più o meno brutale circolano ormai da settimane negli stessi ambienti del Movimento 5 stelle. Ma non è un parlamentare che può essere redarguito via blog.

LA PRIMA OPZIONE – Perciò dargli il benservito è stata la prima soluzione politica pronta per l’uso che è venuta in mente al garante M5S. Anche Berdini rientra nel novero di persone che remano contro, ragiona Grillo. E così si allineano i parlamentari nel corso del pomeriggio. Il senatore Sergio Puglia accorso alla conferenza stampa di presentazione del nuovo sito web dedicato agli amministratori M5S lo dice chiaro e tondo: «Nessuno ha l’obbligo di rimanere in giunta se non condivide i principi del M5S oppure le linee guida della sindaca Raggi». Virginia non si tocca, d’altronde, è il mantra scolpito sul blog. Lo dice quando non c’è ancora la notizia delle dimissioni di Berdini. L’imbarazzo è fortissimo in casa Cinque Stelle ma ancora una volta è Davide Casaleggio a far ragionare tutti: «Aspettiamo». Non c’è un sostituto che possa rimpiazzare Berdini, è questa l’amara verità al netto dello scetticismo confidato da Casaleggio jr ai suoi. Una sensazione che a Milano si allarga a macchia d’olio nei confronti dell’amministrazione Raggi. Per quanto riguarda l’ambiente, settore dove si erano già abbattute le inchieste giudiziarie, c’era stato un lunghissimo lavoro preparatorio volto a sostituire Paola Muraro. Casaleggio jr si era speso in lungo e in largo per trovare una figura adeguata.

PUNTO E A CAPO – Ora si è di nuovo punto a capo per capire a chi affidare la delega all’urbanistica, soprattutto dopo la pubblicazione dell’audio in cui Berdini si esprime impietosamente su Raggi. Lo stratega milanese cerca in tutti i modi di rinviare il momento in cui si potrà staccare la spina, viste le questioni scottanti che maneggia l’assessore in Campidoglio. Una fra tutte: il nuovo stadio della Roma a Tor di Valle che Berdini da tecnico esperto stava seguendo scrupolosamente secondo i dettami della campagna elettorale: «Stadio sì ma con le regole» che vuol dire evitare una possibile speculazione indigesta al M5S. Eppure adesso l’imbarazzo è troppo grande per poter andare avanti come se niente fosse, tanto che c’è qualcuno che fa notare che è meglio liberarsi di un assessore che aveva creato non pochi problemi in giunta e la cui posizione in fin dei conti balla da mesi proprio per i contrasti emersi con la sindaca Raggi. Attriti che erano saltati fuori anche il giorno dell’arresto di Marra in cui i vertici del M5S hanno dovuto studiare in fretta e furia una ripartenza. E nel borsino della quotazioni in calo, oltre al “raggio magico” su cui in una notte calò la mannaia, entrò anche Paolo Berdini. Con l’arrivo della task force politica composta dai due deputati Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro la questione Berdini era stata messa in secondo piano. Ora non può più attendere e si cerca con insistenza un architetto, un ingegnere, un esperto di urbanistica che possa ereditare tutti i dossier del Campidoglio. «I vertici questa storia l’hanno presa male male…» si gratta il capo un deputato. Altri scuotono la testa rassegnati, e un altro deputato vicino a Davide Casaleggio sbotta: «Anche nel giorno in cui volevamo essere corali e farci vedere uniti irrompe un nuovo caso Raggi, non ne possiamo più, non riusciamo a trasmettere la cifra di ciò che eravamo, che siamo». Berdini fu il primo assessore designato da Raggi in campagna elettorale. Convinse subito i vertici per la preparazione, le idee, la condivisione dei principi M5S. La mancanza di un pezzo da novanta come il delegato ai lavori pubblici e all’urbanistica mette ora in seria difficoltà non solo l’amministrazione ma tutta la squadra politica e umana che si è spesa per Raggi finora.

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