Carli: «Spalletti è un grande. Io alla Roma? Non ho sentito nessuno, ma sarei un bugiardo a dire che non ci penso»

carli empoli

Il Corriere dello Sport (G. D’Ubaldo) – Compie 52 anni venerdì e una delle prime telefonate di auguri sarà di Luciano Spalletti. Marcello Carli è il direttore sportivo dell’Empoli, si parla molto di un suo possibile arrivo alla Roma. E’ soprattutto un grande amico dell’allenatore giallorosso, con il quale ha giocato insieme nell’Empoli degli inizi anni Novanta che doveva ancora diventare grande. Carli è sempre rimasto lì, non è mai andato via. Venti anni tra campo e scrivania e oggi è uno degli artefici dell’Empoli dei miracoli. Tanto da meritarsi le attenzioni di un grande club come la Roma.

Il suo feeling con Spalletti parte da lontano, sui campi di serie C…
«Eravamo due calciatori ignoranti, nel senso che in campo non rispettavamo nessuno. Luciano era già avanti con l’età. E con noi c’era anche Baldini. Ci davamo da fare in un Empoli diverso da quello di oggi. Luciano è una bella persona, sono state due annate belle sotto tutti i punti di vista quelle vissute insieme. Aveva ancora qualche capello, era un ragazzo di personalità, ma io sono stato il suo capitano, mi deve rispetto. Poi è rimasto lì e ha cominciato a fare l’allenatore. Si vedeva già che ci sapeva fare. Luciano è venuto a vedere tante volte gli allenamenti da noi, prima di tornare alla Roma. In quei giorni gli feci una battuta e vidi che rispose in modo strano e compresi che c’era qualcosa di concreto con la Roma. Lui resta empolese in tutto e per tutto. In questi giorni che accostano il mio nome alla Roma non l’ho sentito e non lo sentirò mai per rispetto. Ma prima della partita che abbiamo giocato a Empoli ci siamo fatti tante battute. Lui mi ha detto che mi mette le transenne e non mi fa entrare a Trigoria, io gli ho risposto che la prima cosa che faccio se vengo è quella di cambiare allenatore».

Un’amicizia che coinvolge anche tutto lo staff di Spalletti…
«Con Domenichini ho giocato a Massa, Baldini fece la stagione 91-92 con noi e poi andò a Ravenna con Guidolin. Poi tornò, fece il capitano di quell’Empoli che con Spalletti allenatore passò dalla C alla A. Nell’Empoli ho fatto tutto il percorso dirigenziale con Pino Vitale, devo molto a lui, mi fece responsabile del settore giovanile per dieci anni, mentre Luciano cominciava ad avere successo da allenatore».

Avrebbe immaginato che avrebbe fatto questa carriera?
«Si capiva che ci sapeva fare. Gli è sempre piaciuto. E’ una persona curiosa, ed è una qualità straordinaria. E’ sempre attento a migliorare le situazioni. Quando veniva qui a vedere gli allenamenti di Sarri chiedeva, si informava. Anche con Giampaolo ha un bel feeling, lo ha invitato spesso a casa sua. E’ sempre stato curioso, e anche da giocatore. Gli piaceva seguire gli allenamenti e capire quello che facevamo. Questo è fondamentale. E ancora oggi ha voglia di domandare, di crescere. Questo fa la differenza. Da calciatore non è mai stato uno qualsiasi, è sempre stato un leader. Smise di fare il calciatore perché gli diedero gli Allievi. Era grande amico del presidente e dopo un anno o due gli diedero la prima squadra e la salvò».

Come lo ha ritrovato dopo tanti anni?
«Quando ci ho parlato si capiva che aveva una grande voglia di ributtarsi nella mischia. Le motivazioni sono fondamentali. Tornare a Roma e conoscere le dinamiche gli ha portato grandi vantaggi. La squadra aveva bisogno di una guida forte. Luciano ha trasmesso subito quelle certezze. Guardi, le dico una cosa. Quando venimmo all’Olimpico all’andata perdemmo 3-1. La Roma era prima in classifica, ma l’ambiente era triste non trasmetteva emozioni. Quando sono venuti a Empoli un mese fa sembrava una squadra con le motivazioni per vincere lo scudetto. Ha giocato con grande entusiasmo. I risultati non li fai se non ci sono le alchimie giuste. Luciano ha riacceso l’entusiasmo, ha messo il lavoro al centro di tutto. Come Sarri al Napoli. Con Maurizio mi confrontavo spesso. Quando è andato al Napoli gli ho detto: devi fare solo quello che sai fare. Oggi Juve, Roma e Napoli ti danno l’impressione di non poterci giocare contro. E sono guidate dai tre allenatori che con Conte sono i migliori in Italia».

Un grande allenatore deve saper anche i campioni…
«I calciatori si divertono solo quando vincono. Se lavorano bene l’allenamento fa la differenza. Higuain ha fatto 29 gol, gli importa assai se in allenamento fa dieci scatti in più. Se l’allenatore non è preparato i giocatori se ne accorgono e non lo seguono».

Si parla molto di Carli alla Roma. Queste voci sono giunte anche a Empoli…
«In questo momento sono talmente concentrato su questa società che non penso ad altre situazioni. La sento mia, sono qui da venti anni, prima come giocatore e poi come direttore sportivo. Sono veramente, felice, in questi quattro anni, siamo passati dal rischio di sparire alla possibilità di restare in A. Sono gratificato. Quando vengo via da casa e vado in sede, in quei 50 minuti in auto mi rendo conto che sono felice. Non so quello che succede nel calcio. Se ci si salva quest’anno è impossibile migliorarsi. Penso alle motivazioni e quando mi accorgerò che quei 50 minuti di auto mi saranno pesanti dovrò chiudere. Se arrivasse l’occasione di un club importante, anche con le difficoltà che comporterebbe, la prenderei in considerazione. La vita è talmente breve, se non la vivi ogni giorno a 1000 all’ora diventa difficile. Se arrivasse qualcosa di serio la prenderei in considerazione. Non faccio il falso modesto».

Lei sa che Spalletti ha parlato bene di lei?
«Ci eravamo sentiti per telefono, ho un rapporto simpatico con lui, fatto di battute. Mi fa piacere che mi stimi, non perché è grande allenatore ma perché è un amico. Non l’ho mai sentito per parlare della Roma, né lui né nessun altro. Ho talmente rispetto per Sabatini che non voglio aggiungere altro. Walter è un direttore sportivo di grande livello, gli auguro solo di essere felice, perché a volte l’ho trovato molto provato. Lui per la Roma ci sta male. Sono stato a trovarlo quando perse il derby di Coppa Italia, era distrutto. Mi resi conto della tensione perché avevano vissuto un momento particolare. Gli auguro di essere felice e di fumare meno. Lo stimo tantissimo, lui e Spalletti sono una coppia di successo».

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