Candela: «Senza gioco non si vince, ma cambiare il tecnico è pericoloso»

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Il Messaggero (B.Saccà) – A Roma e la Roma gli sono rimaste nel cuore. Ne parla come ne facesse ancora parte, un lampo di emozione negli occhi. E così, per omaggiarle, Vincent Candela ha organizzato una partita di beneficenza nella quale si sfideranno i campioni giallorossi di oggi e di ieri: l’appuntamento è per il 29 dicembre allo stadio Olimpico. «Voi siete Leggenda», il nome è una dedica ai tifosi. Quanto ai biglietti, tutte le informazioni sono consultabili sul sito voisieteleggenda.it. Impossibile però non chiedere a Candela, campione d’Italia in giallorosso nel 2001, anche un pensiero legato al momento che vive la squadra di Rudi Garcia.

Candela, perché la Roma gioca così male?
 «Perché ha paura, ha paura di vincere. È un problema mentale, ma non si supera da una settimana all’altra: si supera lavorando tutti i giorni con l’allenatore e la società. E non soltanto sulle diagonali: anche sul carattere, sulla personalità, sul coraggio, sul senso di appartenenza a questa maglia».

Garcia va esonerato?
«Per lui è il momento più difficile da quando è a Roma, anche se si trova solo a quattro punti dalla vetta. Però c’è poco gioco e siamo (testuale, ndc) usciti in coppa contro lo Spezia. Così non si vince. Sarebbe troppo facile sostituire Garcia, secondome non è la soluzione migliore, eppure qualcosa bisogna modificarla. In una grande società come la Roma è difficile cambiare il tecnico se si hanno ancora chance di vincere lo scudetto».

A Roma comandano i giocatori?
«Quando l’allievo non è buono, è il maestro che non va…».

Stampa e tifosi sono un problema?
«No, perché da tutte le parti è dura vincere. Il problema è come far lavorare i giocatori. Non si può essere integralisti e dire: “È così, si fa così”. Non ha mai funzionato. Non è una questione di città, che anzi è meravigliosa».

Per lei, la Roma può vincere lo scudetto?
«Può vincere, ma tutta insieme: senza Totti, ad esempio, non si vince. Che sia in campo, accanto all’allenatore o in società, lui resta un fenomeno».

Le piacerebbe tornare nella Roma?
«Be’, la società e la città mi hanno dato tanto. Quindi, certo. Io già mi ero proposto anni fa per un ruolo di raccordo tra squadra e società. Sì, insomma, la Roma sarebbe un sogno. Però a maggio ho preso il patentino da allenatore».

E quindi? (ride)
«E allora entro dieci anni allenerò la Roma. Il mio obiettivo è quello…».

Il 29 dicembre riabbraccerà i suoi tifosi.
«Mi aspetto tanti bambini e tanti romanisti. Ho organizzato l’evento con amore per ringraziare la città. Ma non mi basterà tutta la vita per dire grazie. L’unico scopo è devolvere l’incasso in beneficenza per aiutare i bambini romani a fare lo sport. Totti? E certo che viene! È la storia di Roma. Spero di ritrovare l’emozione, facendo giocare Francesco con Pruzzo, insieme a De Rossi, Aldair, Annoni, Ciccio Cordova, Giannini, Perrotta, Tonetto, Delvecchio, Oddi, Nela, Chierico, Faccini. Saremo in tanti. E sarà una meravigliosa festa giallorossa».

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