Bruno Peres e lo schianto all’alba. Le folli notti in auto dei calciatori

La Repubblica (M.Pinci) – Difficilmente lascerà un segno indelebile nel calcio italiano, eppure il nome di Bruno Peres iniziano a conoscerlo in tanti per le tracce seminate sull’asfalto della capitale. Non è il primo, non sarà l’ultimo e nella lista dei calciatori dal piede pesante il suo nome finirà per scomparire, non fosse forse per la straordinaria capacità di replicare il copione. Sfasciare due fuoriserie in un anno è roba da Cristiano Ronaldo, non certo da uno che nella Roma fa la riserva, bersagliato pure dai suoi stessi tifosi. Ieri alle 5.30 il carneade Peres aveva appena accartocciato — restando illeso, come la ragazza seduta sul sedile accanto — una Lamborghini Huracán da 200mila euro davanti al Circo Massimo in circostanze per niente chiare. Certo il tasso alcolemico da 1.7, oltre il triplo più del limite, una qualche idea può fornirla: gli costerà denuncia penale e l’esclusione dalla partita di domenica prossima contro il Benevento, decisa da allenatore e dirigenti romanisti nella serata di ieri dopo averlo “punito” con un allenamento extra nel giorno libero. Ma 15 mesi prima era sobrio quando con la Porsche presa a noleggio aveva centrato due paletti davanti a Castel Sant’Angelo: scorci suggestivi e danni milionari. Che evocano i tanti precedenti romani: chiedere ai “colleghi” Perotti e El Shaarawy, incidentati in orari e circostanze un filo meno pruriginose. Capostipite nel 2002 il misterioso incidente alla Ferrari del francese Candela, distrutta all’alba e non si sa da chi: qualcuno accusò il collega Zebina.

L’icona del genere però è Gigi Lentini: una icona degli anni 90, sorriso da conquistatore e una carriera azzoppata da un incidente stradale quando per la fretta di raggiungere l’amata dimenticò di aver dovuto montare sulla sua Porsche gialla il ruotino di scorta. Che sollecitato dai 200 all’ora esplose, facendolo schiantare sulla A21: lo salvò un camionista che portava a Torino un carico di quaglie. Finì in coma, ma a conti fatti perse solo la possibilità di giocare la finale di Champions. A tanti è andata peggio. Se rockstar come Pete Townshend e Kurt Cobain amavano sfasciare chitarre, il vizio delle stelle del calcio dev’essere demolire Ferrari: specialisti della disciplina, due ex juventini come Vidal e Caceres. Il primo finì contro un camion, l’altro distrusse una pensilina degli autobus a Torino: in comune oltre al modello del bolide distrutto — una 458, prezzo di listino 240mila euro — la notte d’eccessi e una discreta quantità di alcol del sangue. Era invece lucidissimo Cristiano Ronaldo quando dopo averla immortalata felice nel giardino di casa, rottamò la sua Ferrari 599 Gtb contro il muro di una galleria sulla strada per l’aeroporto di Manchester: dalla fretta, doveva essere davvero un volo imperdibile.

Chissà se voleva emularlo il milanista Niang. Dopo essersi fatto trovare alla guida a 17 anni — pensò di uscirne spacciandosi per un suo compagno, Traoré — a 19 si fece togliere la patente stampando il Cavallino contro un albero: motivi per condannarlo a 18 mesi di carcere — fuga, lesioni, eccesso di velocità, passaggio col rosso, guida senza patente — non mancarono ai vigili francesi. Anni fa Striscia la notizia documentò gli eccessi dei calciatori, che all’uscita dagli allenamenti sfrecciavano a 90/120 km all’ora bruciando il limite di 50. La denuncia pubblica non dissuase l’ex laziale Keita, che a 19 anni distrusse una Lamborghini da 100mila euro sfrecciando dopo un concerto rap. Qualcuno volle appiccicargli addosso l’etichetta di “Balotelli spagnolo”, eppure Mario con le sue eccentriche auto camouflage non ha combinato granché: giusto un paio di botti. Mica come Beckahm: quando gli chiesero del perché di un braccio rotto, spiegò di essere caduto in moto sul Sunset Boulevard di Los Angeles mentre tornava dallo studio di tatuatori più famoso al mondo. Capito, Bruno Ceres?

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