Brava e fortunata. La nuova Roma si prende il derby

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La Stampa (G.Buccheri) – Il derby Capitale sorride alla Roma e lascia la Lazio nel limbo di una stagione piena di dubbi. Ma il derby dell’Olimpico segna, per chi l’ha vinto, una linea di confine inimmaginabile fino a poche stracittadine fa. Tutto nasce prima del duello, quando Rudi Garcia, tecnico giallorosso, legge il bollettino medico e disegna la formazione: fuori causa Totti e De Rossi e a mezzo servizio Florenzi (entrerà solo nell’ultima mezz’ora), nasce una Roma senza romani, tutta straniera e con tre nuovi leader in campo. «Avevo bisogno di chi trascinasse il gruppo. Mi sono rivolto a Manolas, Nainggolan e Dzeko e loro lo hanno fatto alla grande», così Garcia.

Salto nel futuro – Manolas, Nainggolan e Dzeko, dunque. Un difensore, un centrocampista e l’attaccante: sull’asse decisivo per le fortune di ogni allenatore la Roma ha costruito una vittoria che pesa perché arrivata attraverso la cattiveria (agonistica) e la concretezza sotto porta. Manolas ha guidato la difesa come avrebbe fatto un capitano di lungo corso, Nainggolan si è impossessato della metà campo con la solita voglia di dividersi in quattro e Dzeko ha saputo unire qualità e quantità in misura industriale. Tutto attorno, un gruppo attento a evitare le sfumature e concentrato sull’obiettivo, sotto lo sguardo di Totti dalla tv e di De Rossi dalla tribuna e con Florenzi pronto a scattare dalla panchina per blindare il successo. Cambiano i leader, non il prodotto. Questa la sintesi, felice, per la Roma, una novità non di poco conto, perché da queste parti il derby si è sempre declinato con le fortune, e gli umori, di Totti o De Rossi e, ultimamente, di Florenzi.

L’errore dell’arbitro – L’Olimpico con le curve vuote e il minimo storico di presenze (meno di trentamila spettatori) ha assistito a una sfida che ha visto la prima svolta dopo nemmeno dieci minuti. Stefano Pioli, tecnico della Lazio, fa bene a lamentarsi per il rigore che «ha indirizzato la gara e che non c’era, perché il fallo su Dzeko è nettamente fuori area». Lo stesso Pioli tuttavia farebbe bene a sottolineare come la sua squadra, ormai, sia la controfigura di se stessa: troppo prevedibile e sfilacciata è la Lazio di questa parte di stagione per poter accampare alibi nella sconfitta con i giallorossi. Garcia gongola, rimane imbattuto dopo il quinto incontro ravvicinato con i cugini biancocelesti e, per l’euforia, si lascia andare ad una gaffe, o mezza gaffe, come capita a molti in questo periodo. «Se mi sento il tecnico ideale per questa città? Dopo il Papa, c’è Totti come re di Roma e, poi, il Libano: lo dico perché – così il francese – sto guardando la serie Romanzo Criminale in tv, anzi fatemi andare che c’è una nuova puntata…».

Salah ko, Garcia in ansia – La Roma vista nel derby ha lanciato un messaggio diverso al campionato perché, d’ora in poi, le dirette concorrenti per lo scudetto sanno che i giallorossi possono arrivare al bottino pieno anche senza le ripartenze o le accelerazioni tipiche del Dna di Gervinho e soci. Garcia esce da un pomeriggio che sarebbe stato perfetto se non fosse per la caviglia destra di Salah colpita dai tacchetti di Lulic. «Se non ha una frattura è un miracolo», dice il tecnico romanista. Salah, uno degli uomini chiave di questa nuova Roma, è uscito dallo stadio con le stampelle: oggi gli esami diranno se si tratta solo di una dolorosa contusione o di qualcosa di più preoccupante (si teme l’interessamento dei legamenti).

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